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La lezione di Nicolò Amato

La lezione di Nicolò Amato

“Sulla questione delle carceri la cultura costituzionale in Italia non esiste”. Queste parole le ha scandite in maniera netta un noto rivoluzionario poco patriotico che risponde al nome di Giuliano Amato che, tra le tante cose, è stato anche Presidente della Corte costituzionale.
L’intervento è a margine della brutta figura rimediata ieri dal Governo e dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che ha vietato (pur rimandandolo, in calcio d’angolo, ad altra incerta data) l’incontro tra Amato e i detenuti di San Vittore,  i quali da mesi si erano ben preparati e attendevano un dialogo sulle questioni del carcere e sui dettati costituzionali.  Sul carcere “occorre che gli italiani si chiariscano le idee e capiscano che tutti possono migliorare”. Altre parole rivoluzionarie e fuori spartito del presidente costituzionale emerito il quale, rivolgendosi ad una platea orfana di detenuti all’interno del Tribunale di Milano dove è stato presentato il libro “storie di diritti e di democrazia” ha continuato: “Sta prendendo sempre più piede l’idea che nel carcere si entra solo per essere puniti. In realtà, il carcere esiste per migliorare, non per marcire lì fino a quando uno muore o si procurerà la morte.” E ha continuato: “il carcere non è punizione ma rieducazione. Tutti possono migliorare”.
Questa brevissima lezione,  indirizzata anche a chi cammina su un crinale strano e pericoloso,  mi ha fatto ricordare un altro Amato a me più caro: il poco compianto e visionario Nicolò Amato, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dal 1983 al 1990. In quei sette anni si respirò, davvero, il profumo della costituzione.
Il disegno di Nicolò Amato partiva dal superamento del terrorismo (attraverso la grande idea dell’area omogenea di Rebibbia) fino a giungere ad un carcere vivibile, possibile, inclusivo e non respingente, fino a considerare la pena come un passaggio fondamentale e fondante ma non per questo da utilizzare come unico baluardo per la rieducazione. Quella lungimiranza, quella grande scommessa, quella voglia di far diventare il carcere “trasparente” quella frase bellissima: “non c’è sicurezza senza trattamento e non c’è trattamento senza sicurezza” dovrebbe essere scolpita sui muri di largo Giovanni Daga (lo slargo che ospita, a Roma, il DAP)  e dovremmo tutti ripartire da quelle due parole fondamentali e imprescindibili: sicurezza e trattamento.
Gli ultimi anni sono stati una rincorsa perenne all’emergenza, con cambi molto veloci nella governance apicale del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria ed è mancata non solo una visione ma anche una seria programmazione. La colpa non va imputata alle strutture (anche a loro, per carità) ma ad una serie di scelte che hanno finito per  considerare il carcere come inutile parcheggio e se qualcuno si suicida è un numero “sopportabile” come se fosse sopportabile la morte di qualsiasi uomo.
Questo cinismo, questa voglia di controllare tutto (e non è il vero concetto di scurezza) ha portato il vertice a perdere di vista l’obiettivo principale: quello di unire la sicurezza con il trattamento. Tutto è stato travisato e la dirigenza penitenziaria ha cominciato a pendere verso una “sicurezza” difensiva e apparentemente più appagante. Errore terribile che ha portato a negare ad un presidente emerito della Corte costituzionale di parlare con i detenuti e spiegare l’importanza dell’inclusione sociale e della scommessa per chi ha sbagliato.
Era una lezione di alta democrazia che i detenuti dovevano assolutamente sentire. Ce lo suggeriva il titolo del libro alquanto evocativo se riferito ai diritti negati e ad uno strano concetto di democrazia che aleggia all’interno dei corridoi polverosi dei ministeri e dipartimenti.
C’è tempo per ripartire non solo da Giuliano Amato ma da Nicolò Amato (alcune sue circolari del 1986 sono ancora attuali e bellissime). C’è tempo per bilanciare il trattamento con la sicurezza.
Non perdiamo anche questa occasione. Il carcere non è punizione, ma rieducazione. E non è la stessa cosa.

12:11 , 7 Febbraio 2024 Commenti disabilitati su La lezione di Nicolò Amato