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Il cuore dello Stato.

Il cuore dello Stato.

I nomi sono il cordone ombelicale della storia. Servono per ricordare gli uomini e ciò che è accaduto. Un carcere, a Torino, è titolato a Lorenzo Cutugno, un agente di custodia  (ancora si chiamavano così) ucciso l’11 aprile del 1978. Eravamo dentro gli  anni di piombo, in pieno sequestro Moro, nell’attesa che qualcosa di positivo accadesse.
Cuori sospesi in un Italia impaurita, incapace di reagire a quello che le stava capitando. Poche persone, in realtà, avevano deciso di mettere in discussione il potere e i loro rappresentanti: attaccare il cuore dello Stato.
Cutugno era per i brigatisti un rappresentante del potere, un aguzzino secondo i loro calcoli, un tranquillo padre di famiglia secondo altri; molto lontano da quello che dipingiamo sempre come potere: Lorenzo Cutugno era un semplice agente, un uomo del sud servitore di uno Stato molto spaventato.
Quando ho avuto modo di parlarci con dei brigatisti,  mi ha sempre colpito quel modo asettico di analizzare i fatti: colpivamo la divisa e non l’uomo. Me lo sono sentito dire all’Asinara da parte di un brigatista che aveva conosciuto molto bene Cristoforo Piancone e Vincenzo Acella, quelli che ferirono e uccisero Lorenzo Cutugno. La divisa.
A quei tempi un agente di custodia portava a casa davvero un misero stipendio per un lavoro infame.
A quei tempi chi faceva quel mestiere apparteneva per lo più alla classe operaia e proletaria di questo paese.
A quei tempi, quel lavoro non lo voleva fare nessuno. Lorenzo Cutugno, suo malgrado, fu ucciso per colpa della divisa che portava.
Non aveva nessun potere all’interno del carcere di Torino dove lavorava, non aveva nessun compito particolare. Probabilmente faceva bene il suo mestiere e questo ai brigatisti non piaceva.
Il cuore dello Stato.
Nei giorni in cui venne ucciso l’agente Cutugno lo Stato pensava ad altro: quell’altro era Aldo Moro. Ma anche questo è un falso indizio. In quei maledetti giorni lo Stato, in realtà, pensava a mantenere l’apparato, a difendersi da quelle lettere terribili che Moro mandava dalla famigerata prigione e non aveva nessuna attenzione per chi lavorava nelle carceri, nelle questure o nelle caserme dei carabinieri.
Io, quell’11 aprile 1978 andavo a scuola, era il mio ultimo anno.
Avevo una coscienza critica ma avevo abbracciato la mia idea: lo Stato, quello con la esse maiuscola veniva prima di tutto.
Lo Stato, quello di Lorenzo Cutugno sarebbe stato il mio Stato.

00:31 , 11 Aprile 2017 Commenti disabilitati su Il cuore dello Stato.