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Un vino senza dignità

Questa è una brutta e sporca storia, di terra e di sudore, di razzismo puro, spietato, di un odio sordo per dei luoghi bellissimi e puri, per le colline di Fenoglio e di Pavese, per quelle Langhe gonfie di vigne e di silenzi. Non c’è più la bella estate da quelle parti, solo vergogna e miseria e solo qualche labile  voce si alza e prova a dire: “Così non va bene. Non si sfruttano gli uomini come degli animali”.
Una volta, da queste parti si lavorava e si sudava: erano i contadini piemontesi a “sfemminellare” ovvero togliere le gemme non maturate dal tralcio delle viti. Un’operazione meccanica, meticolosa, che, al massimo, si doveva effetttuare nella prima mattinata perchè era dura da eseguire per molte ore sotto il sole di giugno e di luglio.
Questa è una brutta e sporca storia di gente senza scrupoli, di persone che non sanno dare il peso giusto alla fatica e alla dignità.
Qualcuno ha assoldato uomini e donne, a tre euro l’ora, per fare questo terribile lavoro. Sotto il sole, senza vento tra i lunghi ed impassibili filari. Un lavoro che, per guadagnare, continua per ore. Dieci ore. Per trenta euro.  Due donne non ce la fanno a sopportare. Non ci riescono. E vengono giù. Svengono. Distrutte dalla fatica, dall’afa, dal viaggio affrontato per giungere nella vigna. Due donne. Giovani. Macedoni. Come altri uomini e altre donne che trovi in molte vigne dove si produce il Barolo, il Dolcetto, tutti vini DOC, di origine controllata. Quelli che trovi a Vinitaly e all’Expo, quelle bottiglie che paghi anche duecento euro a bottiglia. Vini di pregio, sfregiati all’origine sfruttando i braccianti.
Questa è una brutta e sporca storia accaduta dalle parti di Cuneo. Dove molti, da quelle parti, votano Lega o la pensano come il Salvini. Molti, da quelle parti non accettano gli sbarchi dei migranti, non vogliono uomini e donne che non siano italiani. Solo ufficialmente però. Perchè bisogna essere vigliacchi al punto giusto, perfidi al punto giusto, incoerenti al punto giusto e, soprattutto, razzisti per assoldare uomini e donne a tre euro l’ora, per abbassarsi e togliere le gemme dalla vite, tra il caldo e il sudore. Bisogna essere davvero stolti per non riuscire a capire che tutto ha un prezzo, tutto ha un peso, tutto ha un riscontro.
Questa è una brutta e sporca storia ma non è la sola. Capita in Piemonte, come in Lombardia e in Veneto e nel sud tra le distese di pomodori. Perchè c’è sempre qualcuno, da tutte le parti che non conosce  il peso specifico di un essere umano.
Ci sono però anche altri uomini che provano a ribellarsi, come il piccolo proprietario, confinante con la vigna dove sono stati assoldati per una miseria le donne macedoni. Racconta la sua storia, fatta di fatiche e di piccole conquiste. Ripete che è una vergogna quello che accade, dice che quei sfruttamenti sono una minoranza ma, in ogni caso “solo noi  produttori possiamo bloccare tutto questo”.
Ecco, dietro questa storia sporca, fatta di disprezzo e noncuranza c’è qualcuno con sguardo fiero e solido che soppesa nel modo giusto il sudore e la fatica perchè, da piccolo, da contadino, anche lui si abbassava e constatava quanto fosse dura quella terra.
C’è qualcuno, quindi che vuole salvare le Langhe, Pavese e Fenoglio, che vuole salvare questo paese. e portare nel tavolo degli italiani un vino DOC, dove il termine “controllato” comprende anche il trattamento dignitoso che si deve a chi lavora.

15:37 , 28 Giugno 2015 Commenti disabilitati su Un vino senza dignità