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Parlare senza

Parlare senza “condicio”.

Il termine “par condicio” non mi è mai piaciuto. È solo un modo come un altro per sistemare le proprie coscienze e provare a rendere più irta la salita dell’avversario. Ma davvero c’è gente in giro convinta che se un rappresentante di destra o di sinistra ha un minuto in più in una trasmissione Rai, può vincere le elezioni? Significa voler considerare gli elettori degli emeriti cretini.
E non è così.
A far pendere il voto per un partito piuttosto che per un altro concorrono molti fattori e, almeno credo, un minuto di passaggio televisivo non farà mai la differenza.
E poi c’è l’onorevole Boschi, di Italia Viva, che con un colpo di genio degno di un prestigiatore ha deciso di imbavagliare i giornalisti, chiedendo di limitarne la presenza in TV durante la campagna elettorale per le europee. Qui, oltre allo sdegno – ovviamente giustissimo – della categoria, c’è da chiedersi: chi sarà il grande indovino che deciderà l’appartenenza politica di un giornalista? Forse ci sarà bisogno di un test psicologico, magari qualcosa alla Minnesota, o si dovranno sottoporre a un quiz show con domande capziose per determinare se sono di destra o di sinistra. E quelli del centro? Sono i più difficili da scoprire e rischiano di poter sedere sulle poltre di tutti i talk show, contenti di averla fatta franca.
Siamo un paese ancora immaturo, che si atteggia a dare lezioni di democrazia, ma i maestri che abbiamo non sono coloro che intravedono l’alba nell’oscurità del tramonto. Sono piuttosto coloro che si perdono nell’imbrunire, senza mai trovare una via d’uscita. E quindi, diffidate di chi vi promette trasparenza e equità con un minuto in più di trasmissione.

11:22 , 4 Aprile 2024 Commenti disabilitati su Parlare senza “condicio”.