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Non sono un eroe. E me ne vergogno.

Non sono un eroe. E me ne vergogno.

Io ho paura. Come voi. Come tutti. Pensare di essere coraggioso in Russia non deve essere semplice. Ce ne siamo usciti con una fiaccolata e siamo sembrati tutti “quasi eroi” e ci siamo detti che il mondo dove manifestare contro la morte di Navalny, il dissidente russo. E, soprattutto, ci siamo chiesti dalle nostre piazze con le fiaccole in mano, orgogliosi di essere presenti, o dai nostri comodi divani tra una birra e un assaggio di tarallucci quando i russi riusciranno a ribellarsi a quella che è, di fatto e da anni, una vera e propria dittatura. Come se fosse facile. Da quelle parti solo per depositare una rosa per strada si rischia il carcere e, come ha dichiarato Ljubov Sobol, una stretta collaboratrice di Navalny,: “una scopa nel deretano o la corrente elettrica ai genitali”. Ecco, vi chiedo: noi avremmo tra le righe della nostra quotidianità il coraggio di manifestare per la libertà, a Mosca? La domanda me la sono fatta e timidamente ho risposto: forse no. Per vigliaccheria, per stanchezza, perché ho il terrore di finire in un carcere russo, perché ci vuole “cazzimma” o sfrontatezza. Sono ormai pompiere e da ragazzo ho calpestato strade chiedendo giustizia e libertà in un luogo, lo ammetto, dove c’era la libertà per poter manifestare. Dunque: ho paura ed è lecito. E mi vergogno della forza di Navalny, uno che poteva benissimo combattere Putin dall’estero. Ed invece, dopo aver rischiato la morte per avvelenamento in Germania, decide di ritornare nel proprio paese e combattere da Mosca, ben sapendo che la sua sorte era segnata. Ecco, forse non sono pronto per questo tipo di scelte e me ne vergogno. Non so voi.

#giampaolocassitta

11:10 , 20 Febbraio 2024 Commenti disabilitati su Non sono un eroe. E me ne vergogno.