500 Internal Server Error

An internal server error occurred.
Menu
lettera

lettera

Occorre toccare con mano le ferite della carne. Un po’ come ha fatto Gianni Tommaso Alemanno che, dal carcere di Rebibbia, ha scritto un’accorata lettera al ministro Norberto Bobbio per raccontargli quanto si stia male in carcere e quanto, in realtà, sia inutile una pena trascorsa tra il sovraffollamento, il non lavoro e l’inerzia quotidiana.
Che le condizioni di vita nelle patrie galere siano difficili e drammatiche lo sappiamo da tempo; che l’ordinamento penitenziario sia bellamente ignorato lo si denuncia da anni; che la soluzione ai reati non possa essere solo ed esclusivamente il carcere è un discorso arcinoto tra gli operatori, e tutti sono stanchi di ribadirlo.
Si naviga a vista, tra un mini-condono, un surrogato di liberazione anticipata, un’idea di celle-container da costruire. Nessuno che dica, con pacatezza e determinazione, che tutte queste soluzioni sono sbagliate e che occorre ripensare a una pena alternativa al carcere. Occorre scommettere sugli uomini, sulla possibilità che scontare una condanna sia davvero un’operazione severa per chi la subisce e, al contempo, propositiva per l’intera comunità.
La soluzione sono le misure alternative al carcere: un obbligo necessario, un risarcimento alla società vero, tangibile, reale. Invece si continua ad ammassare persone dentro celle luride, si costringono i detenuti a cucinare vicino ai cessi (chiamarli in altro modo è impossibile) e, di tanto in tanto, qualcuno che tocca con mano e che, in passato, aveva qualche potere decisionale si rende conto della disperazione che cammina tra le sezioni di un penitenziario italiano.
Gianni Alemanno che scrive la lettera accorata fa quasi tenerezza: ha ragione, dannatamente ragione, ma ci chiediamo quante volte, da sindaco di Roma, abbia visitato Regina Coeli e Rebibbia e quante volte abbia percepito che le cose non andavano. Avere una visione propositiva è sintomo di bella politica. Arrivarci dopo aver toccato le ferite del costato è troppo facile.