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La pancia del paese.

La pancia del paese.

Davanti al più efferato delitto la risposta è sempre quella: buttare le chiavi o, addirittura pena di morte.  La soluzione per la prostituzione? Schedare queste donne e far pagare le tasse, come se fossero le uniche ad evadere  in questo curioso paese. Mai nessuno che provi a guardare il problema dalla parte delle radici, mai nessuno che provi ad imbastire una seria analisi sui fatti che ci collassano attorno. I Migranti? Aiutarli a casa loro. I ladri? Sono tutti rumeni e quindi bisogna bruciare i campi degli zingari. I violentatori?  Non ne parliamo. Però, anche le donne,  sempre in giro nelle ore piccole, vestite con abiti succinti; si sa che  l’uomo se è  italiano è cacciatore, se straniero invece va evirato perché le nostre donne non si toccano. Chiaramente nessuno ci dice che il 78% delle violenze sessuali in Italia è commesso da cittadini italiani.
Ecco, i soliti  discorsi da bar, come giustamente osserva Cosimo FIligheddu in un suo intervento su Sardegna blogger . Il problema però è che questi discorsi, continua Cosimo,  si sono trasportati all’interno dei salotti buoni dove prima di dire sciocchezze sulla migrazione occorrerebbe, almeno, un ripasso velocissimo sulla storia e sulla geopolitica degli ultimi anni per comprendere che i flussi sono atavici e inarrestabili. Urlare nefandezze è come presentarsi con un secchio d’acqua a spegnere un incendio. Non può funzionare. Il problema vero oggi è la generazione del consenso su prese di posizione rapide e la ricerca quotidiana alle richieste che il popolo “chiede”.  Non c’è più una linea chiara di orizzonte, non c’è una pianificazione politica, non c’è più quella linea di demarcazione tra i fatti e l’analisi di ciò che quei fatti ha generato. Nessuno, se ci pensate, ha soluzioni valide. La politica costa? Son tutti ladri? Aboliamo il Senato. La politica costa? Ci sono troppi consiglieri regionali e provinciali? Aboliamo tutto.  A nessuno, per esempio, è balenata l’idea di abbassare i costi della politica semplicemente dimezzando gli stipendi dei parlamentari e lasciando invariato il numero. Ne gioverebbe il dibattito democratico. Sempre meno gente, oggi, si occupa di politica. Questa minoranza “rumorosa” scrive leggi pessime di difficile interpretazione,  perché non c’è una cultura politica basata sul soddisfacimento dei reali bisogni della popolazione,  ma c’è la cultura del consenso a tutti i costi. Così, nei vari salotti  televisivi troviamo populisti inquieti, analisti all’amatriciana, papponi, pregiudicati, familiari di pregiudicati, magnaccia: tutti in fila a spiegarci come si risolvono i problemi dello Stato  dimostrando, purtroppo, di non avere le idee chiare neppure sui confini del nostro paese e di ciò che ci circonda. Sono lontani i tempi in cui si dibatteva di diritto del lavoro, di dignità delle persone. Oggi, più mestamente,  si discute di aiutare gli altri a casa loro, prima i nostri (i nostri chi? Balotelli è nostro? El Sharaway è nostro? Hachkett è nostro? Giocano rispettivamente nelle nazionali italiane di calcio e basket ma a ragionare come certe persone sono “stranieri” salvo che se dovessero vincere qualcosa diventano subito “nostri”). Infine il dibattito molto laidamente si trasferisce sulle soluzioni immediate: dalla detenzione (pena di morte ed ergastolo su tutti) alla prostituzione (riapertura delle case chiuse, pagamento delle tasse con ricevuta fiscale e bancomat) ignorando totalmente che in questo modo agiamo sugli effetti e non su ciò che ha generato veramente la detenzione e la prostituzione. Si deve necessariamente ritornare  alla cultura, alla conoscenza, all’analisi, allo studio, alla fatica di comprendere. Ma i nostri interlocutori non hanno tempo: la macchina che genera consensi non si può fermare per capire quei piccoli rumori fastidiosi. Non c’è tempo: metti benzina e vai avanti molto velocemente. La gente vuole sentire e vedere questo spettacolo: rombo potente di parole e sgommate sulle questioni vitali. Io penso che, davvero, gente come Santanchè, Salvini, Belpietro, Renzi, Grillo, solo per citarne alcuni,  ce li meritiamo. Rappresentano buona parte della pancia di questa zattera di paese ormai alla deriva.

13:04 , 10 Settembre 2015 Commenti disabilitati su La pancia del paese.