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La famiglia che viveva in auto (e non è una favola).

La famiglia che viveva in auto (e non è una favola).

Antonella Viola è un’immunologa, professoressa ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova. È diventata una figura nota durante il periodo del Covid e recentemente ha accolto una nuova famiglia. La sua è una storia poco comune in Italia o, forse, tipica di tempi lontani. Un racconto di una bellezza antica, che evoca il profumo dei lamponi, il coraggio, la passione e la tenacia. In questa storia, la Professoressa Viola ha dimostrato che le parole sono importanti, ma è necessario, di tanto in tanto, convalidare le proprie teorie con i fatti. Cosa è successo? La scienziata e suo marito scoprono una situazione di contraddizioni, emblematica del nostro paese: una famiglia, trasferitasi in Italia dalla Tunisia – marito, moglie e due bambini – è costretta a vivere in un’automobile. Nonostante il marito lavori e potrebbe permettersi una casa dignitosa, nella zona in cui risiede (nonostante il suo apprezzato lavoro di muratore) non gli viene affittata un’abitazione perché extracomunitario. In attesa di una soluzione che tarda ad arrivare, la famiglia è costretta a vivere nell’auto di proprietà e a fare colazione nei bar della città. Talvolta, per lavarsi, si rifugiano in un piccolo albergo. La Professoressa Viola viene a conoscenza di questa storia e compie un gesto decisamente insolito: accoglie l’intera famiglia nella propria casa, mettendo a loro disposizione l’abitazione anche quando lei e il marito sono fuori durante il fine settimana. “Loro partivano per il weekend e ci lasciavano la casa tutta per noi”, ha riferito Nadir. Dopo un mese, Antonella e suo marito riuniscono Asma, Nadir e i due bambini e li informano: “Abbiamo comprato una piccola casa di circa 100 metri quadri. Se volete, la affittiamo a voi”. La famiglia accetta con gioia e da qualche tempo vive in una casa dignitosa, dove paga regolarmente l’affitto. Questa dovrebbe essere una storia ordinaria, ma non lo è. Non dovrebbe trovare spazio sui social o sui giornali, eppure ha ricevuto una notevole attenzione mediatica. Quanto cammino dobbiamo ancora fare per accogliere le persone che desiderano semplicemente vivere la loro vita? Quanto tempo ci vorrà per capire che quella famiglia è parte dell’abusato concetto di “Dio, patria e famiglia”? Con alcune puntualizzazioni: Dio si è manifestato attraverso due persone italiane sensibili alla questione; la patria, come al solito, ha dimenticato chi lavora e contribuisce al suo progresso, e la famiglia, finalmente, può sorridere. Noi, invece, dovremmo iniziare a riflettere. Ma spesso non lo facciamo.

18:05 , 13 Marzo 2024 Commenti disabilitati su La famiglia che viveva in auto (e non è una favola).