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La bellezza di essere Pablito

La bellezza di essere Pablito

Deve esserci un campionato stellare da quelle parti se dopo Maradona è stato convocato anche Paolo Rossi. Pablito. Il nostro Pablito, quello che fece l’impresa insieme a tanti incredibili cavalieri e si portò a casa, nel 1982, la coppa del mondo di calcio.
Una squadra sbagliata e dunque perfetta, che si svegliò soltanto davanti al Brasile favorito ed invece. Invece nacque Pablito, tre gol ai carioca, saudade per tutti, poi due alla Polonia e il primo dell’apoteosi alla Germania in quel fantastico e definitivo 3 a 1.
Il Corriere dello Sport il giorno della vittoria sul Brasile titolò a nove colonne: Il Brasile siamo noi. Lo eravamo per davvero e non lo dico con il senso di nostalgia di un giovane tifoso di 23 anni e non lo dico per le serate passate a casa con gli amici e non lo dico per le cazzate urlate contro il cielo e le strombazzate della mia allora Renault 5 e le canzoni e gli sberleffi in una Alghero gonfia di turisti tedeschi un po’ straniti da quella ola mediterranea.
Lo dico perché se fai tre gol al Brasile in un campionato mondiale e se li fai insieme, in un’unica partita, qualcosa devi pur valere.
Paolo Rossi non era un fuoriclasse, ai mondiali ci capitò quasi per caso (fu scelto al posto di Pruzzo) e le prime partite era un giocatore da cinque in pagella. Però la favola aveva necessità di quella discesa agli inferi per ritornare a riveder le stelle.
Paolo Rossi era uno di noi.
Avevamo, più o meno lo stesso fisico, non adatto al gioco del calcio.
O forse si. Chissà.
Come si dice dei grandi poeti: non regge un romanzo.
Eppure Paolo Rossi ci riuscì. Non da genio assoluto ma da operaio specializzato, uno che se gli davi la chiave giusta le viti le sapeva blindare bene e non sbiellavi.
Paolo Rossi è stato il mio vero mondiale, la mia grande avventura con degli amici in un campeggio ad urlare per giorni, settimane “tri-campeons”. E’ stato la mia chitarra, Chiara dagli occhi dolci, Lorena che non tifava, Anna Grazia che non capiva e poi Martino, Gigi, la radio e la pizza mangiata al Vecchio Mulino con la bandiera dell’Italia come tovaglia.
Questo è stato Paolo Rossi, Pablito.
Uno di noi. Ma lui segnò tre gol al Brasile. E, a pensarci bene, non era un’impresa da poco.
Non lo era. E chissà se ritornerà.

17:35 , 9 Dicembre 2020 Commenti disabilitati su La bellezza di essere Pablito