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Il populismo penale (La Nuova Sardegna, 13 marzo 2019)

Il populismo penale (La Nuova Sardegna, 13 marzo 2019)

Noi siamo quello che percepiamo e in giorni come questo crediamo a quello che gira dentro ai social. Diciamoci la verità: quanti sono quelli che leggono i quotidiani, gli articoli di approfondimento e si soffermano ad analizzare i fatti? Pochi, pochissimi e quindi a quei pochi vorrei far capire perché la moltitudine è stata colpita da notizie non false ma assolutamente esagerate. Direte: ma lo dici a noi che siamo gli unici che approfondiamo? Lo dico a voi che, comunque, siete subissati da richieste di sicurezza, siete costretti a ragionare su quanto questo mondo è insicuro, su quanto questo paese è diventato barbaro. Ebbene, non è così. Siamo davanti ad una montatura di fatti clamorosa, una grandissima distrazione di massa per veicolare il paese verso decisioni che nulla hanno a che fare con la sicurezza nazionale. Nel 2017 ci sono stati in Italia 397 omicidi. Sono tanti? Sono troppi? Un omicidio è sempre una sconfitta per un gruppo sociale e, dunque, sono tantissimi. Ma servono a giustificare questa voglia crescente di sicurezza e di “legittima difesa”?  Verso la fine dell’ottocento di omicidi se ne commettevano oltre 4000 e negli anni venti, prima del fascismo, si giunse a contare oltre 3.800 morti. Negli anni del terrorismo e sino agli anni novanta furono circa 2.000 all’anno. Questi sono i dati del reato peggiore, quello per cui si nutre una sorta di paura collegiale e per certi aspetti condivisa. Una paura “virtuale” che non corrisponde alla realtà, così come non corrisponde l’altra esigenza di inasprimento delle pene sui famosi furti che hanno determinato, in parte, la campagna del “padrone a casa mia” e l’esigenza, quindi, di armarsi per difendere la proprietà. Ebbene: i furti, in Italia, sono diminuiti mentre la percezione che si ha nel sistema paese è incredibilmente aumentata. Questa insicurezza globale nasce, per dirla con Luigi Ferrajoli, a causa della distanza crescente tra percezione e realtà ed è, dunque, una costruzione sociale alimentata dai media e in particolare dai social e dalla televisione. Da anni, ormai, vi sono quotidianamente dei programmi che si occupano di omicidi, stupri, di dirette sui luoghi dei delitti, interrogatori ai passanti, costruttori di sentenze prima che qualsiasi giudice abbia quantomeno analizzato le prove e dispensatori di quella che può benissimo essere definita la “paura virtuale”, un qualcosa che accade certamente nella realtà ma non è rappresentante della realtà totale, di quella cioè raffigurata dall’intera società italiana.

I social son diventati veri e propri costruttori di notizie e, purtroppo, venditori di titoli ad effetto che colpiscono l’emotività e la pancia del paese. Le storie che vengono scritte e raccontate prevedono un solo finale: l’imputato, qualsiasi imputato, è sempre colpevole, è il capro espiatorio necessario per mettere a posto la nostra coscienza. Nel recinto di una rete costruita  ad arte tutti diventano dei potenziali Caino e il garantismo è vissuto come “buonismo” o “pietismo”.

All’interno di questa assurda situazione la richiesta è chiara: per risolvere la questione occorre un decreto “sicurezza”, un pacchetto di soluzioni che sono esclusivamente un palliativo e non risolvono nessun problema. Ma il “populismo penale”, così come sostiene Luigi Ferrajoli, ha avuto la sua vittoria e si è trasformato in populismo politico che ha bisogno, per sopravvivere, di un nemico quotidiano. Questa estrema voglia di sicurezza mi ricorda il non lontanissimo episodio sull’emergenza furti nelle villette della Brianza da parte degli albanesi. Era al governo Berlusconi e la campagna mediatica fu davvero incredibile. In realtà si trattava di qualche furto ad opera di qualche albanese. Direte: sarebbe bello non ci fossero i furti e gli omicidi. Su questo siamo tutti d’accordo, ma non è osservando il dito che si risolvono problemi complessi. E non si può ottenere tutto in quarantotto ore. Quelli sono film in cui c’era l’Ispettore Callaghan. La realtà, credetemi, è fatta di analisi e mediazioni. Occorre ricordarcelo.

 

19:23 , 15 Marzo 2019 Commenti disabilitati su Il populismo penale (La Nuova Sardegna, 13 marzo 2019)