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i ragazzi del 2019

i ragazzi del 2019

Così, i ragazzi del 2019 sono scesi in piazza. Finalmente, verrebbe da dire. Finalmente nel senso romantico della narrazione. Milioni di giovani che chiedono attenzione, che manifestano il proprio diritto ad essere ascoltati. Anche in Sardegna i ragazzi hanno manifestato. A Cagliari erano tantissimi. Forse diecimila e avevano un bellissimo striscione in testa al corteo: “Vi sommergeremo prima del mare. Vogliamo giustizia climatica sociale”. Molti cartelli erano in inglese. Un’assoluta novità per gente come noi abituati a slogan trucidi ed ideologici. I ragazzi non vogliono essere presi in giro, ci accusano – e giustamente – di avergli negato il futuro, di avergli reciso l’orizzonte. Siamo colpevoli, lo so. Lo sappiamo. E’ inutile girarci attorno.  Questo mondo così elettrico, così falsamente colorato, così moderno, così cablato, così freddamente unito, così poco ideologizzato, così legato alla rete virtuale, così semplice ed imperfetto lo abbiamo costruito noi. In poco meno di cinquant’anni siamo riusciti a dare una sferzata al vecchio mondo che a guardare la nostra infanzia pare di essere vissuti nel medio evo. Tutto a portata di mano. Possiamo acquistare con un semplice clic da un telefonino una sedia od un trattore, un libro o un profumo e ti arriva comodamente a casa tua. Camminiamo con le cuffiette e parliamo con Siri che ci prende appuntamenti, ci sceglie la musica da ascoltare, ci suggerisce la strada migliore per giungere a destinazione. Non ci perdiamo più perché abbiamo tutti i nostri navigatori satellitari, siamo sempre connessi e pronti a farci un selfie da qualsiasi parte del mondo. Anche nella manifestazione contro tutto questo. I ragazzi sono figli di questa magnifica contraddizione, sono legati a questo “nuovo mondo” ma vorrebbero ritornare indietro: a colori più green, ad una giustizia climatica sociale, ad uno stop vero e reale delle emissioni di anidride carbonica. Vorrebbero che la sedia si acquistasse al negozio sotto casa, aspettare che il falegname con i propri mezzi la possa assemblare, basta con la plastica che avvolge tutti i prodotti e le bottiglie di acqua minerale. Basta con la rincorsa ai cellulari di ultima generazione che sfruttano la terra e gli uomini sottopagati, basta con gli aerei a corto raggio e a questa folle raccolta di merci che Amazon ci offre sempre pronta e disponibile a tutto. Ero felice nel guardare questi giovani post-ideologizzati, fieri del loro essere globali e tosti nelle loro richieste. Poi li ho visti allegri, gioiosi e felici facendosi un selfie e postando tutto sui social media. Attenzione ragazzi: sono i selfie, i cellulari, Amazon, i navigatori, quello strano villaggio globale che ha alimentato il surriscaldamento del pianeta. Voi stamani siete scesi in piazza per combattere questa terribile corsa alla modernità affermando che, in fondo, era più bello con il telefono a gettoni e con la macchina fotografica sul collo. Almeno, una volta, le fotografie si stampavano e diventavano ricordi. Io sto dalla parte vostra, dalla parte della terra, sono a favore dell’acqua semplice senza più plastica, sono a favore del telefono utile solo per chiamarsi e parlare, sono anche favorevole al gettone, all’andare in treno piuttosto che con l’automobile. Sono per aiutarvi a riprendervi la felicità che, a pensarci bene, era quella nella quale abbiamo navigato noi. La nostra adolescenza colorata e felice: green e semplice. Quella che non c’è più. Per colpa nostra. Ritornare indietro può significare riappropriarsi della vita. E’ un bel passo. Facciamolo insieme.

 

 

 

 

 

 

 

46 Responses

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