
Perché ci piacciono i casi irrisolti?Perché, da giorni, siamo diventati improvvisamente tutti investigatori, esperti di impronte digitali, analisti di alibi, decifratori di bigliettini, archeologi della memoria? Siamo lì, a scandagliare una storia che riguarda un luogo conosciuto, al massimo, dai suoi abitanti e dai paesi vicini. Eppure ci sentiamo parte attiva, coinvolti, quasi protagonisti. Ci piacciono i casi irrisolti perché ci offrono l’illusione di poter correggere gli errori degli altri. Ci sentiamo legittimati a puntare il dito, con soddisfazione, e dire: “Erano degli incapaci.”
È rassicurante pensare che la verità fosse a portata di mano, se solo ci fosse stato qualcuno più attento, più lucido, più determinato. Ci appassiona tornare sui passi perduti, su impronte trascurate, su un omicidio magari risolto processualmente oltre ogni ragionevole dubbio, ma su cui — col tempo — qualche dubbio comincia ad affiorare.
Negli anni 2000 mi sono occupato di una vicenda legata a un detenuto che si proclamava innocente.Lessi tutte le sentenze. Ricostruendo il processo (si era nel 1983, con il vecchio rito), mi resi conto che i giudici dell’epoca non avevano battuto tutte le strade per cercare la verità. I dubbi c’erano, e molti sono rimasti.A mio giudizio, quel detenuto — insieme ad altri due — era del tutto estraneo ai fatti. Ma quel processo è rimasto valido. Le mie erano analisi su carte processuali, su alibi con troppe contraddizioni. Non bastavano. Non sto entrando nel merito del caso di cui tutti parlano in queste settimane. Ma ritengo necessario interrogarsi con onestà: ci sono stati errori? È possibile che una persona sia stata condannata nonostante un ragionevole dubbio? Sarebbe imperdonabile.
Ho sempre sostenuto una tesi semplice, quasi minimalista: meglio un colpevole libero che un innocente in carcere. Attendo gli sviluppi, in silenzio. Non commento: non ho elementi per farlo, né lo ritengo giusto.
Mi colpisce, però, un aspetto: è la televisione a dettare i tempi dell’indagine. Sono i social a trasformare ogni dettaglio in spettacolo.
Le indagini vengono sezionate, discusse, interpretate dal pubblico, in tempo reale.
Questi sono i tempi. Ma non è detto che siano i migliori.
Questo articolo è stato scritto il mercoledì, Maggio 21st, 2025 at 20:52
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Tags: deliddo, ingiustizia, innocenza
Posted in: Blog, le ragioni di Caino