
Pare siano tornati di moda i “medi negozi”, a dispetto dei maxi store dove è possibile acquistare di tutto.
Un’inchiesta, apparsa oggi sulla Nuova Sardegna, racconta di un’isola impoverita e invecchiata, dove sta diventando sempre più difficile, per ragioni anagrafiche, utilizzare l’auto per raggiungere quei fastidiosi “non luoghi” in cui perfino le commesse stanno scomparendo, sostituite — con un certo mio imbarazzo — dalle casse automatiche.
Ecco, se la grande distribuzione dovesse cedere il passo alla piccola, spero sia anche per questo motivo: le casse fai-da-te, le corsie impersonali dove gli anziani si sentono spesso a disagio. Lo sono anch’io, che mi considero “diversamente anziano”, tecnologicamente incline e mediamente preparato all’innovazione.
Eppure, davanti a quelle casse mute, in attesa di far passare il prodotto sotto il lettore del codice a barre, mi trovo ogni volta con un’espressione perplessa e un certo imbarazzo di fondo.
Nei supermercati medio-piccoli dove mi reco abitualmente, i cassieri sono in genere sorrideni, scambiano qualche parola, e se ti presenti ogni giorno diventi, in un certo senso, parte dell’arredamento.
Non dico “uno di loro”, ma comunque qualcuno con cui si possono scambiare due chiacchiere.
Anche in fila capita spesso di rivolgersi la parola, magari per aiutare qualcuno o semplicemente per condividere un momento.
È l’effetto “normalità” che le casse elettroniche fai-da-te stanno inesorabilmente cancellando.
Ben venga allora il ritorno dei negozi di quartiere, dove alle casse trovi giovani disposti a dirti qualcosa.
In un mondo in cui parliamo solo via WhatsApp, inviamo vocali ma non più consonanti, anche questo è un piccolo passo avanti.