Non è questione di antipatia o simpatia. È una questione etico-giuridica.
La Commissione giuridica del Parlamento europeo ha respinto la richiesta dell’Ungheria di revocare l’immunità parlamentare a Ilaria Salis. La votazione, avvenuta in commissione (l’assemblea plenaria si esprimerà ai primi di ottobre), si è conclusa con un risultato molto stretto: 13 a 12. Un voto solo, che in democrazia ha il suo peso. E lo avrà certamente anche quando sarà l’intero Parlamento a doversi pronunciare su una richiesta ungherese che, a dire il vero, non rappresenta un grande esempio di garantismo.
Il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, ha manifestato tutto il suo disappunto per un voto che, secondo lui, è “scandaloso, in quanto legittima il terrorismo di estrema sinistra. I compagni di Bruxelles stanno facendo di tutto per permetterle di sfuggire alle sue responsabilità. Non dimenticheremo e non ci arrendiamo”.
Ora, è bene ricordare che il Parlamento europeo è sovrano nelle sue decisioni e che la democrazia prevede anche esiti che possono non piacerci. Il parere della commissione non è vincolante: saranno i deputati, in plenaria, a decidere come riterranno opportuno. I numeri – e in democrazia, per fortuna, ancora contano – sembrano favorire le forze progressiste: socialisti, verdi e liberali. Le destre potranno continuare a sostenere l’estradizione di Ilaria Salis in Ungheria, ma va sottolineato – e non va dimenticato – che la situazione penitenziaria ungherese non rispetta i minimi standard europei.
Ai vari detrattori e odiatori ricorderei che le destre, rapidissime nel chiedere la carcerazione di Ilaria Salis bollandola come “terrorista” (senza che sia ancora iniziato un processo nei suoi confronti), sono le stesse che hanno applaudito in silenzio la liberazione, da parte del ministro della Giustizia italiano, del buon Amasri: un terrorista vero, pluricondannato e ricercato a livello internazionale, rimpatriato in tutta fretta con un volo di Stato in Libia.
Ognuno può raccontare la storia come vuole, ma la verità giuridica è piuttosto chiara, e l’incoerenza di certe posizioni è lampante, senza bisogno di ulteriori sottolineature.
Per fortuna che c’è ancora un giudice in Europa. Ancora.
