
Leggo diverse disamine sul referendum, e poco mi interessano quelle dei politici che, a turno, dicono di andare al mare. Mi interessano, invece, le disamine politiche sull’istituto del referendum e sul ruolo della democrazia. La sinistra, o il “campo largo”, si dice abbia perso. Ed è così: il quorum non è stato raggiunto. Però è stato un bell’esercizio di democrazia. Milioni di italiani si sono recati alle urne e, attenzione, qualcuno dissentiva e ha votato, giustamente, no.
I referendum sono uno strumento bellissimo che occorre saper usare. È vero. Da altre parti si è fatto notare che l’attività referendaria è una sconfitta per il legislatore, che non è stato in grado di rimuovere gli eventuali ostacoli a una legge “divisiva”. Anche qui dissento parzialmente: è sempre bello discutere del nostro futuro.
Quello che, però, questo referendum non ha fatto. Non è riuscito a far comprendere l’importanza dei quesiti e, forse, la difficoltà, per molti, era quella di capire cosa sarebbe cambiato (e nessuno lo ha ben spiegato).
Rimane l’elogio della sconfitta, simile a quella di Sinner: ci siamo impegnati, ma il quorum non è stato raggiunto. Le lotte sono sempre difficili e figlie di numerose sconfitte. Ma per me, vedere una scheda elettorale, la matita e il sorriso degli scrutatori mi rende contento.
Sono, davvero, un perdente di classe.