Presidente Todde,
capisco che questi siano giorni convulsi, complicati e densi di pressioni, e so con certezza che trovare una soluzione non è semplice. Per esperienza professionale – anche se non politica – conosco bene quanto organizzare, monitorare e decidere esponga inevitabilmente a incomprensioni e critiche. Occuparsi di sanità non è una passeggiata, e non credo che in pochi mesi si possano sciogliere nodi accumulati negli anni. Ho apprezzato la sua frase, forse più consolatoria che risolutiva, del “ci metto la faccia”: un gesto che ricorda certi allenatori alla decima sconfitta, quando il timore dell’esonero li spinge a evocare passione ed empatia per tenere insieme lo spogliatoio. Va bene così, per carità.
Rimane però qualche domanda, che immagino condivisa da molti. Quel cambiare passo, marcia, metterci la faccia dopo due anni da zona bassa della classifica, se non proprio da retrocessione, non le pare arrivare un po’ fuori tempo massimo? Restando nella metafora calcistica, non sarebbe stato possibile cambiare allenatore prima?
Non ho capito nemmeno – e mi scuserà l’ingenuità – perché non si sia scelto subito un nuovo assessore. Me lo domando, come tanti sardi, perché la sanità è il problema dei problemi, il punto in cui si misura davvero la qualità della vita. Sono convinto che lei abbia a cuore la salute dei cittadini quanto me, e ho fiducia che una soluzione arriverà.
Avevo immaginato – ingenuamente, forse – che avrebbe portato una ventata d’aria non necessariamente fresca, ma almeno diversa da quella che da anni soffia nelle segreterie dei partiti. Continuo ad avere fiducia, anche se da tifoso guardo la squadra e la vedo inchiodata nella parte destra della classifica. E, mi creda, tutto questo non mi lascia sereno. Lei sa bene che quando c’è la salute, c’è tutto.
