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Passi

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Tutti quei passi nelle vie di Roma, Bologna, Torino, Firenze, Cagliari, Sassari li abbiamo compiuti per i bambini uccisi nelle guerre sparse nel mondo. Tutti quei passi, quei sorrisi, quei piccoli gesti erano per le donne stuprate, per le madri senza più lacrime, per gli uomini privati dell’orizzonte.Tutti quegli abbracci erano per quella piccola flottiglia che ci ha insegnato cosa significa la non violenza: non avere armi, ma solo parole e gesti di rara bellezza. Questo siamo stati, e questo volevamo essere: passaggi di cuori infanti, gonfi di speranza, cuori recisi, feriti, dimenticati.Quelle donne, quegli uomini, quei bambini che hanno colorato le piazze del nostro Paese hanno restituito dignità a tutti i popoli che assistono, inermi, alle decisioni dei signori della guerra, a chi invoca nuovi armamenti, nuove difese, a chi distribuisce paura e mai certezze.I passi che abbiamo compiuto sono rivolti al futuro: quello dei nostri figli, dei nostri nipoti, di tutti coloro che verranno e che, un giorno, scopriranno che ci sono ancora persone capaci di raccogliere la tristezza, di abbracciare il dolore, di danzare sopra le atrocità.Avevamo bisogno di forza, di determinazione; avevamo bisogno di quei piedi che calpestassero i marciapiedi della vita.
Oggi è San Francesco. E sono certo che lui sarebbe al nostro fianco: sulle navi della speranza, a varcare le soglie dell’opportunità; qui, con noi, a gridare con forza e convinzione, a scavare nelle anime ferite per cercare, anche nel più piccolo degli anfratti, una via di pace.
Quei nostri passi sono i passi di San Francesco.E non saranno inutili.