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Avete presente il ragazzino di 13 anni che è stato picchiato dal papà dell’avversario durante una fase concitata di una partita di calcio? Ha subito una frattura al malleolo e un trauma cranico e tutti, forse frettolosamente, si sono schierati a difesa del ragazzino e contro l’adulto che si è precipitato in campo per difendere il figlio.

Donnarumma, portiere della Nazionale, lo aveva invitato a un raduno a Coverciano e Dino Zoff, il mitico campione del mondo, lo aveva chiamato “collega”.
Quel ragazzino, però, è stato condannato dalla giustizia sportiva a un anno di sospensione (mica bazzeccole) perché, dopo una serie di indagini e la visione dei filmati, è risultato che fosse proprio lui ad aver innescato la rissa colpendo con manate e pugni il fianco e la schiena dell’avversario, stendendolo a terra.

Il genitore, dunque, è partito da un concetto “giusto”, riuscendo però anche lui a fare una cosa sbagliata: la “giustizia fai da te”.
Donnarumma, visibilmente imbarazzato, ha fatto sapere che il portiere (a questo punto ex collega) non sarà più invitato a Coverciano.

La morale di questa storia è duplice: da una parte riguarda l’inopportunità di un genitore che colpisce un minorenne (sul caso ci saranno ovviamente strascichi giudiziari); dall’altra ci ricorda quanto sia importante prendersi una pausa prima di prendere posizione su fatti che non sono ancora chiari.

Dico solo una cosa: bisognerebbe vietare di assistere alle partite dei minori a quei genitori che non riescono a insegnare ai propri figli la bellezza dello sport. I figli, invece, dovrebbero seguire un bel corso di formazione prima di praticare qualsiasi disciplina, un corso che insegni soprattutto il rispetto per l’avversario, anche quando ha torto.

Ma, mi sembra, questa sia già una partita persa.

12:28 , 5 Settembre 2025 Commenti disabilitati su Pallone