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Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Mi è sempre piaciuto il Discorso della Montagna (Matteo 5,7) e ho sempre ascoltato, con molta attenzione, le spiegazioni di sacerdoti, filosofi, cultori dei Vangeli, esegeti. Ho sempre pensato che quel discorso sia, in fondo, una piccola “costituzione morale”, un modo bellissimo di guardare alla vita.

Quelle poche parole sulla pace dicono tutto e dicono, soprattutto, che Dio è contro la guerra. Contro qualsiasi guerra.

È inutile, quindi, muoversi sul campo di battaglia in nome di Dio. Meglio: è come nominare il nome di Dio invano.

Parto da questa piccola considerazione perché non riesco a capire quale possa essere la necessità di avere un cappellano nazionale dei militari.

Ora, senza nulla togliere alla decisione di destinare a quel compito l’attuale arcivescovo di Sassari, Gian Franco Saba, mi chiedo quale possa essere il senso di un giuramento del vescovo davanti al presidente Mattarella, in quanto, di fatto, sarà nominato Generale di corpo d’armata.

Si dirà: è solo un pro forma.

Ritengo, invece, che la forma sia sostanza. E avremo un vescovo Generale di corpo d’armata.

Che, a dirla tutta, è un ossimoro gigantesco: un operatore di pace con i gradi da generale.

Mi si obietterà che i generali sono necessari per la pace. E sono d’accordo.
Ma è pur vero che un vescovo debba essere operatore di pace senza passare per ricevere le stellette.

Qualcuno dirà che i preti servono per consolare le donne e gli uomini dell’esercito. E sono assolutamente d’accordo. Infatti, non intervengono nei contrasti bellici, ma il loro è un servizio per l’anima.

La domanda, pertanto, rimane in piedi:

È davvero necessario (lasciate perdere le leggi, e giocate sull’etica, sulla religiosità e sull’opportunità) che ci sia un capo dei cappellani con i galloni da generale?

Chi, da quella montagna, parlò di operatori di pace, non penso possa essere d’accordo con questa scelta.

09:38 , 11 Aprile 2025 Commenti disabilitati su pace