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Maddalena

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Ci è un po’ sfuggita a molti di noi (e io sono il primo colpevole) la morte di Maddalena Carta. Ho apprezzato moltissimo il ritratto che ne ha fatto Elvira Serra sul Corriere. Maddalena non è morta sul lavoro: è morta di lavoro.

Era una giovane medico di 38 anni che seguiva oltre 1.800 pazienti a Dorgali. Mi ha colpito l’intervista alla madre: parole di amore infinito, di madre, ma anche intrise di una dolcezza d’altri tempi. Maddalena era nata per fare il medico: da bambina fingeva di auscultare le bambole. Dopo la laurea voleva specializzarsi in oculistica, ma poi — ed è qui il punto — capì l’emergenza legata alla mancanza di medici di base. E scelse di dedicarsi a quelle 1.800 persone.

Lei non poteva stare male, non doveva stare male. Lo ripeteva spesso: “Sono io che devo curare, non essere curata”. Ma quel giorno chiamò il fratello e gli chiese di andarla a prendere: non stava bene. La corsa al Brotzu di Cagliari non è servita.

Si è subito parlato di una morte sul lavoro, ma io credo sia una terribile, orribile morte di lavoro. Maddalena amava il suo mestiere, voleva fare il medico, doveva fare il medico. Non si occupava solo dei suoi pazienti, ma anche di quelli che a Dorgali erano rimasti senza medico di base perché non ci sono e non c’è la possibilità di scelta. Lei non riusciva a dire no a nessuno. Regalava perfino ai bambini le penne lasciate dagli informatori farmaceutici.

Maddalena è una giusta tra gli ingiusti: un esempio, ma anche un grido di rabbia. Nel suo cuore si leggeva tanta voglia di amare e, come nell’immensa canzone di De André, fin da bambina voleva “guarire i ciliegi”.

In un mondo così ruvido, cattivo, indegno e silente, ci ha lasciato per troppo amore. Per troppo lavoro. E, anche questa volta, siamo tutti coinvolti.

19:54 , 28 Settembre 2025 Commenti disabilitati su Maddalena