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Lillo e la ludopatia

Lillo e la ludopatia

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Il cuore non ha capito, il cervello non ha discusso, il corpo si è buttato via.
Così Lillo ha deciso per un volo dall’ottavo piano.
Era moroso: non pagava l’affitto da troppo tempo e l’ufficiale giudiziario ha bussato alla sua porta.
Lui, Lillo, ha osservato per l’ultima volta quell’appartamento, ha scritto uno scarno biglietto —“non ce la faccio più”  e ha abbandonato la scena con un tonfo sordo, risoluto, definitivo.

Era un pensionato di settantun anni, con un reddito dignitoso, circa 1.400 euro al mese. Ma non bastavano.
Non per vivere, ma per pasticciare. Per quella fragilità sottile, per quel vortice di follia che ruota intorno all’azzardo, alle macchinette, ai gratta e vinci: la ludopatia.

Nessuno sapeva, nessuno immaginava. Tutti lo salutavano, tutti avevano una parola per Lillo.
E adesso che non c’è più, si sprecano i “però”: se ce l’avesse dettoforse avremmo capito.
Tutti pronti a dire che gli avrebbero prestato dei soldi, tutti a schivare il rumore del corpo che cade.
Nessuno, invece, che lo abbia preso per mano per dirgli che quella del gioco non era una strada giusta, che nel suo cammino ci dovevano essere altri crocevia.
Un cammino che, per solitudine è diventato un calvario.

Quello che colpisce è la disperazione dell’ufficiale giudiziario, mandato a bussare a quella porta.
Mestiere orribile, quello di sfrattare qualcuno dalla propria casa.
Un mestiere da regalare a qualcun altro.
Lo ha fatto per dovere: Lillo non pagava da quasi un anno e il proprietario dell’appartamento aveva diritto a quelle somme. Non pagava perché si giocava tutto nei primi dieci giorni del mese. Viveva a Sesto San Giovanni. Era siciliano. Qualcuno parlerà di integrazione non riuscita, nella ex Stalingrado d’Italia. Ma vai a sapere come si intersecano le vie del destino: quella di Lillo e quella dell’ufficiale giudiziario. Quella della vita e quella della giustizia. Quella della ludopatia e quella della disperazione.

Però, comunque, tutto procederà. Abbiamo altro a cui pensare.
Non ci interessano i vari Lillo sparsi per il Paese. Non abbiamo tempo per la ludopatia, né per accusare uno Stato biscazziere  e qui, davvero, il governo non c’entra, se non per aver fatto le stesse cose di tutti i governi precedenti: niente.
Uno Stato cinico che piange Lillo e poi, con il suo cinismo peloso, incassa le percentuali sui milioni giocati.Milioni buttati da gente come Lillo.

Però è meglio non parlarne.

20:40 , 9 Ottobre 2025 Commenti disabilitati su Lillo e la ludopatia