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Italiani

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Ho appena finito di leggere Almeno tu di un bravissimo Carlo Lucarelli. Ammetto che lui, insieme a pochissimi altri, riesce a costruire un setting incredibile all’interno di un romanzo, e sa giocare benissimo con i colpi di scena. La cosa più bella e significativa del libro è il titolo, che richiama la splendida canzone di Mia Martini Almeno tu nell’universo. Il resto è terribile. La storia è terribile, la morte di Elisa è terribile, terribili i genitori e la loro fatica nel rielaborare il lutto, terribile l’avvocata, terribili gli amici di Elisa. Tutto si svolge in un’Italietta di provincia, rattrappita, soffocata da WhatsApp, messaggi vocali, shortini, festini, cocaina, puttane  e figli di puttana. È una di quelle realtà che facciamo finta di non vedere, popolata da personaggi improbabili ma reali, che girano con l’Audi ultimo modello e la musichetta di Faccetta nera a tutto volume, come colonna sonora per l’amante di colore. Cose così. Cose brutte. Davvero brutte. Lucarelli ci trascina dentro un mondo che non vogliamo guardare, ci costringe a osservare il peggio di noi stessi, il baratro delle coscienze, dove non si salva nessuno. Nessuno. C’è una frase, in questo libro di Lucarelli, che secondo me rappresenta l’Italia più di ogni altra cosa: “Perché il problema, quando si è stronzi, non è esserlo, ma non esserlo abbastanza.” Ecco. Questo siamo. 
Stronzi. Ma non abbastanza. 


19:55 , 23 Giugno 2025 Commenti disabilitati su Italiani