Se c’è una cosa difficile da comprendere, è il pianeta sanità che, come il carcere, è un mondo per lo più riservato agli “addetti ai lavori”. Un’analisi condotta dall’esterno rischia sempre di essere parziale e poco focalizzata. Lo dico, quindi, a ragion veduta: non ho le competenze per districarmi nelle questioni prettamente sanitarie, ma la vicenda di Vicenza — con i genitori indagati per non aver curato il figlio malato di tumore — solleva moltissimi interrogativi. Vorrei soffermarmi solo su quelli di natura etica, perché comprendere a fondo le ragioni e i torti in questa storia è estremamente difficile.La domanda, però, è — almeno in apparenza — semplice: chi si deve occupare della salute dei minori? È accettabile lasciare che sia il grado di cultura di un genitore a determinare se affrontare o meno un trattamento anti-cancro o una terapia contro un’infezione? Se a me, adulto e maggiorenne, viene diagnosticato un tumore, posso decidere autonomamente se affidarmi alla medicina ufficiale o, viceversa, rifiutarla e orientarmi verso cure alternative. Posso farlo perché sono capace di intendere e di volere. Ma quando si tratta della salute di un minore, la questione si fa terribilmente complessa.
Cosa fare? Mi devo fidare dei medici e dei loro protocolli?La notizia della morte di un adolescente malato di cancro, le cui cure sarebbero state ostacolate dai genitori, scuote inevitabilmente le coscienze e impone una riflessione profonda. Il rifiuto delle cure, quando riguarda un minore, è una scelta difficile da comprendere e ancora più difficile da accettare.
La legge stabilisce che il consenso informato spetta ai genitori, chiamati a tutelare la salute e la vita dei propri figli. Ma se questa scelta si traduce in un rifiuto di trattamenti necessari, allora — credo — i genitori dovrebbero essere aiutati, supportati nel compiere una decisione che incide sul destino del proprio figlio.
Dovremmo parlarne. Ma so che è difficile, perché non siamo più abituati a riflettere: ci schieriamo subito, o contro i genitori o contro i medici.E finiamo, così, per perdere tutti.