
La tentazione è sempre dietro l’angolo, e dare della “femminuccia” è un modo come un altro per ricordare a quale club si appartiene: quello un po’ superato e vintage degli insulti poco simpatici e fuori luogo. Si diceva ai maschietti (ai miei tempi, soprattutto) “non fare la femminuccia” e tutti capivano che la frase era legata a una donna che passava il tempo a frignare, lamentarsi, autocommiserarsi. Poi, con gli anni, si è scoperto che queste erano doti soprattutto di molti uomini.
E la frase di controcanto “il calcio è un gioco da maschi” diventava il vessillo della forza e dell’ideologia dell’uomo guerriero. Sentire, nel 2025, nelle aule di un palazzo regionale, un consigliere utilizzare la frase “dispetti da femminuccia” nei confronti della presidente della regione è quanto mai patetico e fuori luogo. Ma lui, Gianni Chessa, è un campione di luoghi comuni e di atteggiamenti “vintage” o quantomeno disarmanti e imbarazzanti. Ha riempito i suoi anni da assessore al turismo di interventi “curiosi”, tanto che qualcuno ha chiosato che Lollobrigida, per esempio, è un Chessa che ce l’ha fatta.
Insomma, uscita sopra le righe, fedele al personaggio ma anche, se posso, abbastanza fuori luogo. Essere femminuccia, oggi, significa essere presidente del Consiglio, presidente della Commissione Europea, leader in molti stati, alle prese con problemi importanti che i “maschi” non riescono a risolvere. Più che un insulto, è un dato di fatto e, verrebbe da dire: “la politica è un luogo dove i maschi giocano molto a centrocampo, ma per chiudere le partite servono le femmine”. I tempi, caro ex assessore Gianni Chessa, sono davvero cambiati. Se ne faccia una ragione.
Questo articolo è stato scritto il mercoledì, Febbraio 26th, 2025 at 19:06
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