
Gli esami non finiscono mai, chiosava Eduardo e, aggiungo io, nella vita è necessario sostenerli.
In un mondo “elettrico e veloce” e, soprattutto, “artificiale”, dobbiamo comunque fare i conti con “gli altri”.
Per fortuna non dobbiamo necessariamente rispondere alle macchine, e gli esami orali rappresentano ancora un confronto tra “pari”, anche se – ed è ovvio – c’è chi domanda e chi deve rispondere.
Vorrei ricordare ai ragazzi che, con buona sfrontatezza, si rifiutano di sostenerli perché hanno già la promozione in tasca, che – seppure la provocazione può essere intrigante e, in linea di massima, condivisibile – in realtà la vita ci riserva altre situazioni.
Davanti a un datore di lavoro, a un collega, davanti a un progetto da consegnare, alle valutazioni universitarie, davanti ai mille rivoli che la vita ci riserva, non potremo dire:
«Non accetto la vostra valutazione, anche perché non siete attenti alla mia persona».
Cari ragazzi, nessuno, ma proprio nessuno, è interessato alla vostra persona.
Nessuno vi chiederà se siete felici. Nessuno vi valuterà per le vostre bellissime fragilità.
Dovrete attivare molte modalità, aggiustare il cammino e raggiungere – tra mille compromessi – qualcosa che si chiama vivere con gli altri.
La valutazione, per quanto sbagliata, ingiusta e opinabile, fa parte della nostra esistenza.
Ci valutano da quando siamo in culla sino a quando salutiamo (e in che maniera lo facciamo) questo strano mondo.
Vi suggerisco di farci l’abitudine.