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Detenzione

Detenzione

«La reclusione è un’intensa esperienza comunitaria: ecco perché è stupido sprecarla». È uno dei passaggi più accorati del diario dal carcere di Gianni Alemanno.

Il carcere lo si scopre davvero solo quando si è costretti a viverlo. Nessuno, politici compresi, può immaginare cosa significhi trascorrere 22 ore su 24 in una cella, condividere uno spazio angusto con altre sei persone, avere la cucina accanto al bagno e cucinare con fornellini a gas. La vita quotidiana in detenzione è dura, brutta, sporca, ma profondamente umana.

«Tra i compagni di cella si condivide tutto: dalle derrate alimentari ai lavori quotidiani, dalle emozioni ai ricordi – racconta Alemanno –. Ai più anziani (in termini di permanenza in carcere) viene riconosciuta piena autorità sulle regole comuni, a prescindere dal titolo di studio o dall’estrazione sociale. Sono norme totalmente autogestite, ma ferree: stabiliscono la pulizia degli ambienti, l’organizzazione dei pasti, il lavaggio delle stoviglie».

Scene di ordinaria quotidianità carceraria, lontane dagli occhi di chi si rifiuta di comprendere la banalità di certe pene accessorie, che nulla hanno a che fare con il reato commesso. Alemanno ha compreso sulla propria pelle quanto sia dolorosa la detenzione.

Il problema, però, è un altro. Pur apprezzando (e molto) le sue parole, viene spontaneo chiedersi: quando era al potere, si è mai domandato cosa sia davvero un carcere e come si viva al suo interno? Si è mai chiesto perché alle persone detenute venga negato il diritto all’affettività?

Capisco, non è facile. Ma a chi oggi invoca più carcere e più “chiavi di cioccolato”, chiedo almeno di provare ad ascoltare le voci di chi, come Alemanno, ha sperimentato sulla propria pelle cosa significhi sopravvivere con poca dignità.

14:51 , 2 Aprile 2025 Commenti disabilitati su Detenzione