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Da Sinner a Vespa

Da Sinner a Vespa

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È inutile: se un uomo con una racchetta incontra un uomo con una zattera di sughero — ottima per galleggiare in qualsiasi mare — l’uomo con la zattera è un uomo morto.

Mi ha fatto sorridere la dedica sulla bandiera italiana firmata da Jannik Sinner, fresco vincitore della finale di Vienna: “A Bruno, con affetto.”
Fa una certa tenerezza che questo siparietto sia diventato notizia, ma tant’è. Questo abbiamo, e questo ci teniamo.

Da una parte, un campione vero: cristallino, professionista, dinamico, ferreo, empatico, di poche parole e, come dico sempre, troppo serio per essere italiano.
Dall’altra, invece, un giornalista navigato e navigatore: pasticcione, permaloso, ossequioso, uomo di spettacolo, farraginoso, in alcuni casi non simpaticissimo ma sempre galleggiante. Il classico italiano.

Tra i due era facile schierarsi, e io ho scelto l’anti-italiano.

Insomma, la dedica di Jannik ha risolto tutto, e il buon Vespa ha rosicchiato simpaticamente la carota.
Lui è un uomo di mondo, e ha fatto il militare a Cuneo.

Sinner, però, ha sorriso a tutto questo e forse si è chiesto: “Ma in che mondo mi trovo?”
Poi ha continuato a palleggiare. E a vincere.