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Croce

Croce

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Portare la croce non è semplice. Richiede dignità. Lo ha fatto, per primo, Cristo: ha masticato sangue, polvere e sudore in un calvario colmo di persone silenti o, al massimo, indifferenti. Lo ha fatto Francesco, il giullare di Dio, capace di disegnare cumuli di pace nel suo lungo cammino da Assisi al mondo. Lo hanno fatto, in tempi più moderni e con incrinature diverse, Martin Luther King, Malcolm X, Yitzhak Rabin, Giacomo Matteotti, Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino – solo per citarne alcuni. E lo hanno fatto, insieme a loro, tutte le persone uccise in nome di ideali o fanatismi che nulla hanno a che vedere con la comprensione e l’armonia.

Quella croce l’hanno portata gli ebrei trucidati nei lager nazisti, i partigiani fucilati dai fascisti, i morti di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, della stazione di Bologna. Quella croce, oggi, la portano con un peso immane i bambini delle oltre quaranta guerre sparse per il mondo. Ognuno di loro è una croce. Ognuno di loro è una sconfitta per l’intera umanità.

Così, quando ho visto il signor Dan Beasley portare sulle spalle una croce di legno all’interno dello State Farm Stadium, ho pensato che fosse, a suo modo, un’immagine potente. Serviva – è vero – per ricordare Charlie Kirk, per assurgerlo a martire globale, “santo subito e per sempre”. Serviva a dimostrare la forza e l’impatto multimediale di una scena che somigliava più a una parata che a un funerale.

Ma c’era un particolare che ha colpito chiunque abbia visto quella foto: ai piedi della croce c’erano delle ruote. Sembrava di vedere qualcuno trascinare un trolley in un aeroporto affollato. In un attimo, tutto si è dissolto. Tutto è diventato farsa, plastica, spettacolo.

Ho pensato a Gesù Cristo e a tutti coloro caduti nella polvere maledetta dell’odio. Ho pensato ai bambini di Gaza, che portano la croce senza alcun aiuto, senza alcuna possibilità. Cadranno più di tre volte lungo quella strada, e noi diremo che il problema è un altro: un bravo cristiano ucciso da un folle che, in un Paese come gli Stati Uniti, può girare armato e provocare una strage quasi indisturbato.

Il vero problema è che abbiamo cominciato a pensare che le croci della storia e della guerra abbiano le ruote, come quella vista ieri al funerale di Kirk. Ma non è così. La croce è una cosa seria. Si porta con dolore, ma anche con dignità.

Dignità che, in quella parata rumorosa e fin troppo “americana”, è mancata del tutto.
Povero Charlie. Meritava un commiato più sobrio, più rispettoso, più umano.

20:00 , 22 Settembre 2025 Commenti disabilitati su Croce