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Bosco

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La storia dei bambini del bosco ci costringe a interrogarci sull’educazione dei minori e, allo stesso tempo, sul ruolo della magistratura e dei servizi sociali ed educativi all’interno delle famiglie, un ruolo che — lo dice chiaramente la legge — deve essere esercitato esclusivamente nell’interesse del minore. È anche vero, però, che le scelte e le convinzioni degli adulti possono generare conseguenze che, pur essendo pensate per il bene dei bambini, non vengono accettate da quei genitori.Di fronte a questa vicenda di “neorurali” ci troviamo davanti a un bivio: stare dalla parte di genitori che rifiutano la “modernità” oppure criticare una vita completamente fuori dal mondo, che potrebbe risultare dannosa per il futuro dei figli. Qualcuno ha giustamente chiesto quanto sia valida l’educazione impartita da certi genitori che adottano un approccio pedagogico molto sui generis. In altre parole: è preferibile un genitore che esprime empatia, amore e affetto attraverso un insegnamento “minimal”, totalmente naturale, senza tecnologia e senza modernità, o uno immerso nei social, incline a ballare, danzare, condividere foto con il figlio e magari sperare in un futuro da influencer?Probabilmente siamo davanti a due estremi, e proprio per questo serve un intervento equilibrato che non sfoci, però, nell’allontanamento dei bambini.
Occorrerebbe una discussione più ampia, capace di comprendere le ragioni e i significati dei gesti. Per esempio, cosa dovremmo fare quando molti genitori espongono sui social ogni dettaglio della loro vita familiare, coinvolgendo i figli minori? E cosa dovremmo fare con quelli che entrano nelle scuole per minacciare — e talvolta aggredire — gli insegnanti?La scelta giuridica, che dovrebbe esercitarsi nell’esclusivo interesse del minore, rischia di diventare, se presa troppo alla lettera, qualcosa di asettico e formale.
In casi così delicati, è invece fondamentale un approccio pedagogico e sociale: gli esperti del settore devono instaurare incontri con i genitori per comprendere le dinamiche, individuare i bisogni e trovare soluzioni che garantiscano ai minori una crescita responsabile, empatica, condivisa.
La scuola è un elemento imprescindibile nella costruzione del percorso educativo — anche se non può essere l’unico.L’amore per la natura e per le cose semplici, d’altra parte, è un valore importante: sarebbe bello, per esempio, che altri bambini potessero visitare i piccoli che vivono nel bosco e condividere con loro momenti bucolici utili alla formazione. L’interesse dei minori passa attraverso molte strade, tutte da analizzare e percorrere con attenzione e con lentezza.
Non esistono soluzioni semplici. Esistono, però, compromessi utili per mettere davvero il minore al centro.
C’è sempre da imparare, sempre da lavorare. L’importante è che nessuno si alzi proclamando: “Io ho la soluzione, voi non capite nulla”. Sarebbe la peggiore delle sconfitte, e non possiamo permettercela.