
Parola del giorno: Bologna.
Punto fermo: la strage di Bologna del 2 agosto 1980 è di matrice fascista. Su questo mi pare tutto molto chiaro e indiscutibile. Esistono sentenze definitive che chiudono qualsiasi discussione, anche la più fantasiosa. Negarlo significa rischiare di essere annoverati tra i complici di uno dei momenti più bui della storia italiana.
Avevo 21 anni. Ero iscritto all’università e camminavo, come tanti, tra la speranza e l’illusione di poter, un giorno, occuparmi delle cose del mondo. Mai avrei immaginato che, sette anni dopo, mi sarei imbattuto in uno degli accusati di quella strage, poi assolto: Sergio Picciafuoco.
Lo incontrai una sera d’estate nella diramazione di Fornelli, all’Asinara. Barba lunga, sguardo sfuggente, passo lento e dinoccolato. Parlava con forza, quasi con fervore, raccontandomi di quel giorno, del 2 agosto. Disse che si trovava sul luogo dell’esplosione. Si dipinse come vittima. Spiegò, in modo piuttosto fantasioso, la sua presenza in stazione: era arrivato in taxi, si trovava in semilibertà, poi si diede alla latitanza fino al 1° aprile 1981, quando venne arrestato al confine austriaco.
Mi disse che si trovava alle 10:25 sul marciapiede tra il terzo e il quarto binario, che fu ferito lievemente e che aiutò molte persone. Aggiunse che forse c’erano delle fotografie che lo ritraevano. A quel racconto, confesso, in parte avevo creduto.
Ma solo qualche mese dopo venni a sapere di un dettaglio importante: Picciafuoco aveva legami diretti con l’estrema destra, in particolare con ambienti dei NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari. Il suo nome compariva in un’agenda di Gilberto Cavallini, come affiliato all’organizzazione.
Ci vedemmo ancora qualche volta. Alla fine capì che alla sua versione non avevo mai creduto. Mi chiese di cercare le fotografie che avrebbero potuto scagionarlo, ma ovviamente non lo feci. Fu trasferito in un altro istituto e non lo rividi mai più.
Fu assolto per insufficienza di prove. Aveva avuto anche contatti con i servizi segreti. La sua posizione non fu mai del tutto chiara. È morto nel 2022 per un infarto. Lo seppi solo mesi dopo.
Il suo nome mi riporta sempre lì, a Bologna, a quel maledetto giorno, e a quella mia ostinata voglia di comprendere il mondo. Con molte sconfitte.
Ancora oggi, quella strage fascista continua a nascondere troppe verità e troppe ombre. E saperlo, per me, non è affatto una consolazione.
Questo articolo è stato scritto il sabato, Agosto 2nd, 2025 at 15:31
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Tags: bologna, fascismo, sergio picciafuoco
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