La metto giù facile: se siete davanti a una persona che ha bisogno d’aiuto, che fate? Se quella persona non può difendersi, che fate? Se decidete di intervenire e vi rendete conto che qualcuno ve lo impedisce, che fate? Se chi vi impedisce di intervenire vi minaccia di prendere provvedimenti nei vostri confronti, che fate? Ma, soprattutto, se quella persona minaccia un intervento fuori dalla sua giurisdizione, che fate?
La rimetto facile: possono rispondervi che siete dei provocatori, che cercate a tutti i costi lo scontro, che non volete mediare, che intendete solo ottenere il caos. E, forse, hanno ragione — dal loropunto di vista. Però — ed è un però che porta, ovviamente, ad altre risposte — se voi siete persone che per mesi avete sopportato un’escalation terribile, dove le regole d’ingaggio non sono più valide, dove chi era dalla parte della ragione è passato irrimediabilmente dalla parte del torto, che fate?
Qualcuno dice che lo scopo della flottiglia è solo un’operazione politica; io vi rispondo facile facile: certamente. È un’operazione squisitamente politica. Ma davvero pensavate che il ragazzo cinese in piazza Tienanmen, il 5 giugno del 1989 potesse fermare un conflitto? Che Jan Palach, a Praga, nel 1969, con il suo terribile gesto potesse fermare la Russia? Anche quelli sono gesti politici. Lo è anche l’azione della flottiglia. Possiamo non essere d’accordo, ma questo è un altro discorso.
La cosa che non comprendo è che politici di professione — che utilizzano la propaganda per qualsiasi cosa — si meraviglino dell’operazione politica della flottiglia. Suvvia: sapete benissimo che quelle barche fanno paura, proprio perché inermi e destinate a perdere. Sapete benissimo che su quelle barche ci sono persone che vi costringono a porre un discorso politico e a condannare un genocidio contro un popolo inerme. Non fate finta di ritenere che questa sia un’operazione da radical-chic. È la stessa di Jan Palach e del «Tank Man» di Tienanmen. Fatevene una ragione politica. E provate, da politici, ad agire di conseguenza. Non ci vuole poi molto.
