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Basta.

Basta.

Adesso che avete visto il vostro sangue, dite che è troppo, che adesso basta, si è esagerato. Adesso che è crollata qualsiasi maschera e qualsiasi ipocrisia, appare la bava alla bocca e urlate che tutto questo deve finire, perché non si possono uccidere gli innocenti e non si può accettare che le bombe finiscano su una chiesa cattolica.
Come se gli altri morti non avessero anima, non fossero carne inerme colpita con gesti vigliacchi.
Adesso che il frastuono si sente dentro le vostre case ipocrite e falsamente unite, gentili, disposte ad accettare il prezzo di qualche danno collaterale, adesso non va più bene.
I giornali, quei giornali che per giorni, per mesi, per anni, hanno quasi camminato in punta di piedi su un massacro infame, sbattono la morte in prima pagina: la chiesa, la croce, il povero prete che parlava con papa Francesco.
Solo adesso avete il coraggio di dire che forse tutto questo è sbagliato, esagerato, che non corrisponde a nessuna logica.
Lo urlava papa Francesco: di smetterla, di finirla. E, in qualche modo, quella telefonata a quella martoriata chiesa di Gaza raccontava che la speranza aveva un senso.
Adesso che cadono le croci, che papa Francesco è nel buio dell’eternità, adesso e solo adesso ci indigniamo.
Va bene, per carità. Va tutto bene.
Però, oltre l’indignazione per quella croce abbattuta, per quei nuovi morti, vergognatevi almeno un poco per quelli che avete, con terribile ipocrisia, dimenticato.
Il sangue dei giusti urla alle nostre porte.
Ed è sangue che non grida vendetta, ma pretende soltanto una cosa: basta uccidere nel nome di Dio. Di qualsiasi Dio. Smettetela con questo genocidio che chiamate giustizia.