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Amore

Amore

Se c’è una canzone che ascoltarla è un piacere intimo e intenso è La costruzione di un amore di Ivano Fossati.Oltre alla magnifica interpretazione dell’autore, sono le parole febbrili, dirette e che portano subito al dunque: quella costruzione spezza le vene delle mani e mescola il sangue con il sudore.Ogni volta che la sento mi dico che l’amore è, in fondo, una costruzione quotidiana, una sopportazione di piccole cose, una condivisione di quelle grandi. È, davvero, un altare di sabbia in riva al mare.Non ci pensiamo spesso, però quel dare e avere, quel costruire una tela di Penelope (sì, l’amore è anche questo; forse, soprattutto questo), quei piani da raggiungere alla ricerca di un sorriso che magari non arriverà… fanno parte del gioco.E passano gli anni, le storie, i tuoi amici, i tuoi amori, i tuoi castelli di sabbia, l’inesperienza che non avevi, la dolcezza che non trovavi.Ed è vero, a volte si dice “l’ho fatto per fare”, ma era probabilmente per non morire.Guardate quanto odio, quanto disprezzo, quanta sporcizia gira sulle strade di questa terra dove si mescola il sangue con il sangue e non con il sudore.I bambini delle guerre non sudano neppure più. Non hanno neppure il tempo di costruire il giorno successivo, figuriamoci un amore.La canzone di Fossati è un inno alla possibilità. Certo, amore è una parola difficile, complicata, a volte terribile. Ma quelle vene che pulsano ci raccontano che di quell’amore ne abbiamo ancora bisogno. Non tanto per noi, e non solo per noi, ma per gli altri.Perché finché sapremo ancora intrecciare il sangue con il sudore, invece che con il sangue, ci sarà una speranza di salvezza. E forse, un giorno, anche di leggerezza.