Menu
Libri e libertà

Libri e libertà

magbo system

Non avevo intenzione di entrare nella diatriba che ha visto alcuni intellettuali rinunciare alla loro partecipazione alla fiera “Più libri più liberi”. È da tempo che mi stanco dei proclami buonisti e delle prese di posizione basate sulla contrapposizione tra purezza e corruzione, verginità e scurrilità. Non ho mai amato il mondo in bianco e nero. Ho trascorso la maggior parte della mia vita professionale in carcere, dove il grigio tinge ogni racconto e costringe a riconoscere che in ciascuna storia convivono molte verità e qualche nefandezza.

Roberto Saviano – persona che stimo immensamente – ha toccato un punto essenziale ricordando allo “duro e puro” Zerocalcare (bravo, certo, ma anche molto innamorato del proprio ombelico) che entrambi pubblicano con case editrici importanti, lontane da quella “verginità intellettuale” così spesso evocata. «Le nostre case editrici sono multinazionali che eludono il fisco», ha detto Saviano, aggiungendo che non bisogna mai avere paura dei libri. È vero. Ha ragione. I libri non devono far paura: sono oggetti che chiedono un intelletto disposto a comprenderli e, se necessario, a criticarli. Per questo rifiutare la presenza di una casa editrice alla fiera “Più libri più liberi” è, sinceramente, un ossimoro.

Rimango convinto che, per esempio, “Il mondo al contrario” del generale Vannacci sia un pessimo libro. L’ho acquistato e l’ho letto, e lo considero quanto di più distante dalle mie idee. Ma penso anche che, se fosse rimasto nell’alveo dell’autopubblicazione, e se “quelli della sinistra sinistra” non avessero urlato allo scandalo (come nel caso della casa editrice di estrema destra che, lo ammetto, non conoscevo), probabilmente oggi avremmo un generale un po’ fascio come ce ne sono molti, e non un europarlamentare un po’ fascio che se la ride. 

In carcere una cosa l’ho imparata: la cella si apriva a tutti. Chi varcava quella soglia diventava uguale agli altri. Potevi chiamarti Tortora o Alemanno, ma alla fine il caffè con la cremina lo dividevi allo stesso modo. Parliamo di libri, allora. Parliamo di piccola editoria, dove forse le tasse si pagano davvero e ogni giorno si rischia la sopravvivenza puntando su autori che le grandi case non vogliono pubblicare.

Questo, caro Zerocalcare, al netto di tutto, è il vero nodo: osservare una grande  casa editrice pubblicare la biografia di Corona, inseguire Vespa o Vannacci, con la certezza di vendere e di occupare la casella dell’avere, non quella dell’essere.

Rileggiamo tutti Erich Fromm, e poi riparliamone.