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Altri fascisti

Altri fascisti

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Lo dico con forza, con fermezza, e per scriverlo utilizzo tutta la chiarezza del mondo: non far parlare Emanuele Fiano a un convegno organizzato dall’Università di Venezia è stato, è e sarà una provocazione tipicamente fascista.
Non importa che a metterla in atto siano stati ragazzotti che si fregiano della falce e martello e si ritengono antifascisti. Non lo sono neppure a parole, e i fatti sono tutti contro di loro.

Emanuele Fiano è il figlio di Nedo Fiano, deportato a suo tempo ad Auschwitz. Doveva parlare in un convegno dal titolo “Voci per la città. Il cammino dei due popoli per i due Stati”.
Lui, ebreo, ha sempre condannato la politica di Netanyahu, ma tutto questo non è servito ai ragazzotti duri e puri che, oltre a ignorare la storia, ignorano anche l’articolo 21 della Costituzione italiana.
Hanno impedito a Fiano di proseguire, esponendo striscioni, assediando la cattedra e gridando “Fuori i sionisti dalle università!”.

Tutto questo, ovviamente, non aiuta il dialogo. Non lo aiuta perché questi studenti si comportano proprio come coloro che vorrebbero combattere: non accettano il confronto e non ammettono che possano esistere ragioni diverse, anche in un luogo come Israele, dove la furia e l’odio sembrano prevalere su tutto.

Ho sempre condannato i soprusi, da qualunque parte provengano. Sono stato con i disegnatori di Charlie Hebdo trucidati dai terroristi islamici; sono stato con gli ebrei che hanno subito l’Olocausto e la mattanza del 7 ottobre; sono stato — e sono — vicino ai bambini e alle donne di Gaza, al popolo palestinese che sta provando a ripartire dopo la furia orribile di Hamas e Netanyahu.

Non condivido la guerra, le stragi, le pallottole utilizzate come parole. Non sopporto le ideologie, i discorsi retorici, le ipocrisie.
E non sopporto, soprattutto, chi divide il mondo con due soli colori: bianco e nero.

Stamattina, a dei  ragazzi della scuola media di San Donato, ho mostrato il quadro di Picasso, Guernica. Ho chiesto cosa notassero.
Oltre a delle bellissime considerazioni – i minori sono molto meglio di noi, lasciatemelo dire – c’è stata una ragazza che, con naturalezza, ha affermato: “È in bianco e nero”.

Ecco l’essenza dell’orrore: voler dividere il mondo in due soli colori, perdendosi le sfumature del resto.
Le linee rette portano alle guerre, quelle curve alla discussione.

Ho detto questo ai ragazzi, e lo dico anche agli studenti dell’Università di Venezia: utilizzate le curve e provate a disegnare la vita. Ne avete terribilmente bisogno.