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Giorgia.

Giorgia.

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Ciò che non comprendo – e, per certi aspetti, non apprezzo – è l’abitudine di utilizzare figure divenute simboli universali di umanità e semplicità per fini squisitamente politici. Lo ha fatto – ma non è la prima e, temo, non sarà l’ultima – Giorgia Meloni, che è atterrata in elicottero (sì, in elicottero!) ad Assisi per rendere omaggio a San Francesco.

Eppure, chiunque conosca anche solo superficialmente la vita del Santo sa bene che, se avesse visto qualcuno arrivare a trovarlo con tanto di scorta e clamore, lo avrebbe probabilmente invitato con garbo a tornarsene indietro.

Si poteva, certo, invocare la “postura istituzionale” per giustificare certi azzardi e sperare che la presidente del Consiglio cogliesse l’occasione per parlare di povertà e ricchezza interiore, di pace e fratellanza, di amore e mediazione, ricordando magari la regola di Francesco fondata sulla tolleranza e sull’ascolto. Quello sarebbe stato un pulpito ideale per una riflessione profonda.

E invece no. Affacciandosi dalla loggia – non un balcone, come si è affrettato a precisare qualcuno del suo staff – Meloni ha preferito parlare “urbi et orbi” in diretta su Rai Uno (ça va sans dire), elogiando il piano di Trump definendolo “una luce che squarcia le tenebre”. Già questo, di per sé, sarebbe bastato per risultare fuori luogo: un piano pasticciato e confuso, che non offre alcun futuro al popolo palestinese, e che San Francesco, c’è da scommetterlo, non avrebbe mai potuto approvare.

Dal medesimo palco, la premier ha poi approfittato per lanciare qualche stoccata all’opposizione, che l’accusa di ignavia, e per rivendicare con orgoglio un’Italia “in prima linea sugli aiuti umanitari”.

Per quanto mi riguarda, a quel punto, fine della trasmissione. C’è davvero un limite a tutto. Non ho la pazienza di San Francesco, né la sua straordinaria capacità di sorridere alle intemperie del mondo.

Ma sono certo che, di fronte a simili esternazioni, anche l’uomo di Assisi avrebbe sorriso – come solo lui sapeva fare – e le avrebbe sussurrato con dolce fermezza:
“Scusa, Giorgia… ma tutto questo, che c’entra con me?”