
Non sono un grande esperto di economia, ma il siparietto che sta andando in onda in queste ore tra Tajani e Salvini merita attenzione, soprattutto da parte di chi è ancora convinto che questo sia il governo del popolo e della “ggente”.
Dunque: Salvini intende chiedere cinque miliardi di euro alle banche, intervenendo sugli “extraprofitti”. I soldi servirebbero a sostenere famiglie, artigiani, commercianti e imprese. Inoltre, per le stesse categorie dei “partita IVA”, propone la rottamazione delle cartelle, che avrebbe anch’essa un costo di circa cinque miliardi.
Ma piuttosto che fare l’ennesima rottamazione delle cartelle — che, a ben vedere, manda un messaggio chiaro a chi ha sempre pagato (“guarda, era meglio che non lo facevi”) — non sarebbe più etico spendere quei cinque miliardi per la sanità? Certo, direte voi. E certo lo dico anch’io. Anche perché questa considerazione non è mia, ma del vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, il quale però — e qui ovviamente dissento — considera intoccabile l’idea di tassare le banche, che da sempre rappresentano gli interessi di Forza Italia.
Insomma: io ci ho capito poco, ma da una parte c’è chi vuole fare lo splendido aiutando soprattutto quelli che, a volte, dimenticano di pagare le tasse, e dall’altra c’è chi non intende neppure pensare a toccare gli istituti bancari.
Non sono un grande esperto di economia, ma sommessamente suggerisco di provare a comprendere da dove arriveranno davvero i miliardi per la manovra. Ho un vago sospetto, e non c’entrano né le banche né chi spera nella rottamazione. Ma di me non fidatevi. In ogni caso: nel governo vanno d’amore e d’accordo e hanno una visione sul futuro bellissima.