Ha ragione Giorgia Meloni – e ammetterlo mi pesa – quando dice che trasformare una scelta privata in un’arma politica è un errore. Lo è sempre.
I fatti: la figlia della presidente del Consiglio compie gli anni e la madre decide di regalarle un weekend negli Stati Uniti. Nessun volo di Stato, nessun comunicato ufficiale, un semplice aereo di linea. Tutto normale, tutto nella regola.
Un bel gesto, anche tenero: i figli, per tutti, Meloni compresa, so’ piezz’e core.
Enrico Borghi, deputato di Italia Viva, annuncia un’interrogazione parlamentare sull’assenza della premier a eventi pubblici e sulle indiscrezioni – firmate Dagospia – che la volevano lontana da Roma. Sarà poi la stessa Meloni a chiarire: un viaggio privato, per il compleanno della figlia, senza alcun privilegio.
Un attacco inutile e fuori luogo.
Ho sempre sostenuto che la forma è sostanza: in politica si deve combattere sul terreno politico, lasciando fuori la sfera personale. Ci vuole rispetto, sempre. Vale per tutti.
Perché sì, c’è un diritto alla privacy. E se è di cattivo gusto ostentare cernie morte con battute sugli elettori del PD, è altrettanto poco elegante gridare ai quattro venti di essere cristiani, patrioti e paladini della famiglia e poi, nel privato, comportarsi in maniera un po’ diversa.
Detto ciò, Giorgia Meloni ha tutto il diritto di essere madre. Un diritto che nessuno può mettere in discussione. Un diritto bellissimo, unico, dolce, infinito e universale.
Consiglio a Borghi e a chiunque altro di tornare a fare politica vera: spiegare perché si tace su Israele, sui bambini di XazTa, sull’Ucraina, sul lavoro, sulla sanità.
Questi sono i temi da cui dovremmo ripartire.
Il resto – cernie, gossip e polemiche estive – resta solo cafonal.
