
La parola del giorno è: cornetto
Io, da piccolo, ero convinto (ma convinto davvero) che Algida fosse una marca italianissima, e che il nome derivasse dal femminile di algido – nel senso di freddo, gelido, glaciale.
Quindi, per me, andava benissimo così.Ora che la Unilever, la multinazionale che possiede il marchio Algida, vuole vendere il suo ramo gelati mi sono tornate in mente le estati dell’infanzia, passate con i gelati “a strati”.
Da bambino esisteva solo il cono gelato da acquistare con i genitori o i parenti in vacanza. I gusti? Pochi. Poi arrivò il ghiacciolo (credo costasse 30 Lire) e il mondo si trasformò in un succhiare avidamente quel ghiaccio al sapore di limone o arancio. Solo molto dopo arrivò quello alla coca cola. Dopo qualche minuto, però, il ghiacciolo diventava bianco e insapore, come un’illusione estiva.
Durante l’adolescenza spuntò il pinguino, e infine arrivò lui: il mitico cornetto. La cosa più buona era, ovviamente, il fondo, pieno di cioccolato da sgranocchiare con gioia. Il cornetto era un simbolo: serviva per fare amicizia, per sorridere insieme, per sentirsi grandi davvero, a dispetto del ghiacciolo e del pinguino, ormai da bambini. Era, come raccontava la pubblicità, un cuore di panna. A differenza del cono artigianale, il cornetto era (ed è) sempre pieno, quindi più gelato da leccare!
Non so con che gelato abbiate passato voi le vostre estati, ma io – non so poi perché – camminavo tra il mare e il cornetto Algida.