
Ve lo chiedo senza retorica, senza ideologia, senza rancore, senza schieramenti.
Ve lo chiedo perché vorrei una risposta: quanti bambini devono ancora morire a Gaza per poter dire, a gran voce, che si tratta di un genocidio?
Sta sparendo un intero popolo, colpito in maniera scientifica e sistematica.
Ci siamo indignati per i nazisti che uccidevano dieci italiani per ogni tedesco assassinato, e oggi continuiamo a parlare, discutere, tentare di mediare, di far capire. Ma che cosa, esattamente?
Lo chiedo a voi, popolo di sinistra, di destra e di centro.
Lo chiedo a voi che non votate, che non vi fidate più di nulla: lo capite quanto odio si è ormai depositato su quella terra?
Lo capite che quei pochi bambini che riusciranno a sopravvivere lo faranno con la forza della vendetta?
Ma che cosa siamo diventati?
Capaci solo di sistemare qualche lenzuolo e scrivere qualche frase — che, per carità, va benissimo rispetto al nulla di tutti i governi, nessuno escluso.
Non è un discorso populista.
È un urlo nel silenzio generale.
Quanti morti dobbiamo ancora piangere affinché Netanyahu possa essere processato davanti a un tribunale per crimini di guerra?
Non è il popolo di Israele ad essere sotto accusa, ma le scelte del suo governo. Scelte che non possono e non devono ricadere sull’intero Stato israeliano.
E allora lo dico da uomo piccolo, inutile, senza forza se non quella delle parole: unitevi a un coro forte e risoluto e chiedete, voi per primi, cari israeliani, di fermare questa carneficina, questo genocidio. Voi, che più di tutti avete vissuto l’orrore, potete avere la forza di urlare.
Aspetto con ansia, con determinazione, quello squarcio che svegli le coscienze di un mondo incancrenito e disumano.