
Qualcuno ci ha chiesto: “Ma chi ve l’ha fatto fare?”
Io e Pier Luigi Piredda abbiamo scelto di ripercorrere una pagina buia della nostra storia recente: i gravi fatti accaduti nel carcere di San Sebastiano, a Sassari, nell’aprile del 2000.
Lo abbiamo fatto perché crediamo sia necessario capire cosa abbia portato, quel 3 aprile, alcune persone che rappresentavano lo Stato a scegliere la violenza contro altre persone che, invece, dovevano essere custodite, non maltrattate; restituite alla società, non umiliate.
Lo abbiamo fatto perché quel giorno non può restare solo un ricordo doloroso. Deve diventare un punto di partenza per una discussione mai chiusa: il diritto alla dignità di ogni essere umano.
Non è una battaglia ideologica. È la difesa di ciò che la nostra Costituzione garantisce.
Lo abbiamo fatto perché ciò che è accaduto a Sassari non avrebbe dovuto ripetersi mai più.
E invece, Sassari è diventata solo una delle tappe di una lunga scia di storie storte, segnate da abusi e impunità.
È notizia di ieri la sentenza del Tribunale di Massa: oltre 70 anni di carcere per 22 carabinieri della caserma di Aulla, responsabili di violenze sistematiche e ripetute tra il 2010 e il 2011.
“Qui menavano di brutto.” “Lo hanno gonfiato come una zampogna.” Sono solo alcune delle frasi emerse dalle intercettazioni.
Tra le accuse, anche un caso di violenza sessuale su un cittadino marocchino, sottoposto a una perquisizione rettale del tutto ingiustificata. “Sono scimmie, devono mangiare banane”: parole pronunciate da chi avrebbe dovuto garantire la legge.
E non possiamo dimenticare che, nel 2017, quando l’inchiesta era già nota, l’onorevole Maurizio Gasparri e altri esponenti politici — incluso il sindaco di centrosinistra Roberto Vellettini, che difende legalmente alcuni imputati — organizzarono presìdi di solidarietà a favore degli indagati, oggi condannati.
Ecco la vera risposta alla domanda: “Chi ve l’ha fatto fare?”.
Ce l’ha fatto fare la speranza. Quella che le storie, anche le peggiori, possano insegnare qualcosa.
La speranza di smuovere le coscienze. Di gridare, con forza, che la dignità non si tocca.
Che è troppo facile inginocchiarsi davanti alla tomba di papa Francesco e poi dimenticare gli ultimi.
Ce l’ha fatto fare un rigurgito di democrazia. Di solidarietà. Di umanità. Per tutti. Nessuno escluso.
Ecco perché è importante leggere Aria Mossa.
Perché è una testimonianza viva e necessaria.
Di una storia bastarda e sbagliata che, davvero, io e Pier Luigi Piredda non avremmo mai voluto raccontare.
Questo articolo è stato scritto il mercoledì, Aprile 30th, 2025 at 16:47
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Tags: giustizia, ingiustizia, le ragioni di caino, tortura, violenza
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