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Pizza

Pizza

Nessuno aveva ordinato una pizza, eppure in questi giorni molti giudici federali americani si sono visti recapitare a casa un cartone fumante da un ragazzo in divisa da fattorino. Un fatto curioso, se non inquietante, soprattutto considerando che una delle pizze consegnate riportava il nome del figlio di una giudice ucciso nel 2020, davanti alla propria abitazione, da un avvocato travestito da addetto alle consegne. L’uomo, infuriato per una sentenza da lui ritenuta sfavorevole, aveva preso di mira proprio la giudice madre della vittima.
Il messaggio che si legge tra le righe è chiaro, sinistro: “Io vi conosco. So dove abitate. Se vi ho consegnato una pizza, posso portare anche altro.”
Non è la trama di una serie televisiva né un racconto inventato. È tutto vero, ed è accaduto — e sta accadendo — negli Stati Uniti, dove centinaia di pizze anonime sono state recapitate alle abitazioni di giudici federali e dei loro familiari, in varie città del Paese.
Una storia incredibile, che sembra riportarci indietro nel tempo ma che racconta molto del clima che si respira in questi anni negli USA: un vero e proprio clima di intimidazione. I destinatari non sono persone qualunque, ma magistrati ritenuti colpevoli di ostacolare le politiche del presidente, dall’immigrazione ai tagli federali.
Storie come queste si trovano solo nelle pagine interne dei quotidiani, quasi invisibili sui social. Ma rappresentano un segnale chiaro, forse un punto di non ritorno. Quelle pizze sono un messaggio antico, inquietante,  fatto di parole non dette ma chiarissime: “Ti osserviamo. Sappiamo chi sei. E ricorda: a noi, gli arbitri non piacciono.”