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L’edicola e la vendita delle belle parole (La Nuova Sardegna, 20 ottobre 2023)

Quando si chiude un’edicola si abbassa la saracinesca delle parole e della libertà. Mi ha colpito emotivamente la protesta pacifica e romantica degli edicolanti italiani che pur di non morire lottano attraverso qualcosa di fortemente evocativo: sistemare, di notte, una lanterna, un piccolo punto che brilla davanti alle edicole, baluardi della cultura e della democrazia. Quella piccola oasi è l’unico  luogo rimasto all’interno delle città dove tutto è identico a se stesso. Quando passi davanti a quell’esposizione di parole e di colori non puoi non fermarti, leggere, curiosare e acquistare qualcosa. Ti porti a casa la storia illustrata, le ultime scoperte scientifiche, Tex Willer e Dylan Dog, ti porti i settimanali patinati, le parole crociate, dei libri con delle collane dedicate e ti porti, soprattutto, la lanterna della democrazia: il quotidiano. A volte, con la nostra nuova velocità non stiamo più a pensare quanto sudore, quanta passione, quanta forza dirompente c’è ancora dietro un articolo che racconta l’attualità, la cronaca rosa e nera, lo sport, gli amori e i divorzi politici, la ricerca di soluzioni attraverso analisi comparate. Il mondo freddo e dirompente di internet ci ha abituato ad essere avidi dell’ultima notizia da cliccare anche se non è verificabile, anche se non è così attenta come quella pensata e ripensata all’interno di un quotidiano. Negli anni ottanta, per chi viveva a Roma, si era soliti passare per largo Chigi dove la notte, nell’edicola rotonda e bellissima, giungevano le prime copie dei quotidiani romani: Il Messaggero, il Tempo e la Repubblica. Immaginatevi la mia felicità nel poter acquistare il quotidiano appena uscito, con quell’odore di carta inconfondibile e rigorosamente in bianco e nero. Quel giornale e il suo piombo mi sporcavano le mani ma rientravo a casa soddisfatto, felice di essere stato tra i primi a sfogliare quelle storie. L’edicola è il luogo dell’anima. Parlare con gli edicolanti è come avere un orizzonte più ampio. Sono informati, ti sanno suggerire, accompagnare. Conoscono i tuoi gusti, non oseranno mai proporti un giornale di destra se sei di sinistra e viceversa. Oppure scherzeranno con te, proveranno a tirarti in ballo per un rigore subito dalla tua squadra – perché un buon edicolante ci conosce benissimo – e sapranno consigliarti su qualcosa di particolare che stai cercando. A Cagliari la mia edicola era quella di Mirko, un ragazzo amante delle opere d’arte, un esteta con il cuore su Milo Manara. Ho acquistato dei fumetti bellissimi che lui mi metteva da parte. A Sassari ci sono edicole storiche e alcune sono state chiuse. Quella vicino al mercato civico, per esempio, è da anni che ci guarda con tristezza. La signora ci ha provato a mantenerla aperta. Apriva prestissimo ed in tempo per il primo treno per Cagliari. Dentro quelle luci fioche di una città che si svegliava lentamente la signora era, per me, la lanterna che illuminava la strada. Non basta una protesta e non basta una piccola luce da accendere davanti alle saracinesche degli edicolanti. Non basta perché serve il nostro gesto, la nostra forza di riacciuffare le parole scritte, da portare a spasso, da leggere in un bar o in una panchina. Quel gesto è sinonimo di democrazia, di disposizione al confronto. Nessuno obbliga nessuno a scegliere “quel” quotidiano e nessun edicolante mostrerà rabbia o disappunto se sceglierete “il manifesto” o “la verità”. In quel palcoscenico democratico lui, il venditore di parole, sorriderà sempre con la speranza che possiate ritornare a rifare lo stesso gesto tutti i giorni. Le edicole vi salvano la vita perché vi consegnano storie che non trovereste scritte da nessun’altra parte. Accendete una lanterna dentro il vostro cuore e lasciatevi trasportare dalle emozioni: domani fate il pieno di quotidiani, settimanali, parole crociate e un bel fumetto. La vita, in fondo, è una piccola luce da mantenere viva. Come le edicole di tutta Italia.

Giampaolo Cassitta ©tutti i diritti riservati by patamu.com