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Un atto di puro amore (La Nuova Sardegna 17 aprile 2024)

Un atto di puro amore (La Nuova Sardegna 17 aprile 2024)

Camminare tra le pieghe della vita, con la consapevolezza che la scelta corrisponde all’abbandono della felicità stessa. Non sappiamo cosa possa aver pensato Azzurra Carnelos quando ha deciso di anteporre il proseguo della sua esistenza a quella di suo figlio. Sono scelte difficili, impossibili quasi.
C’è la morte e c’è l’opportunità, c’è il tumore e c’è il futuro. Ossimori terribili che hanno camminato dentro le pieghe di questa storia.
Azzurra, nel 2019, aveva 27 anni quando le era stato diagnosticato un tumore al seno. Un nodulo maligno comparso perché il destino aveva deciso di graffiare la colorata tela della donna. Ne era uscita rafforzata e aveva sconfitto la neoplasia. La vita poteva riprendere nei canoni giusti. E la tristezza a volte toglie e molte volte regala: nel 2023, dopo cinque anni da quella terribile sosta nelle stanze dell’angoscia,
Azzurra annuncia a tutti che aspetta un figlio. In un mondo dove nessuno vuole scommettere sul futuro, in un mondo dove si perde tempo a chiedersi quale possa essere la famiglia migliore, in un mondo che non accetta gli extracomunitari con i loro cuccioli, in un mondo dove si litiga per una statua di una donna che allatta e che, pare, generi sconquasso interiore a qualcuno, ecco, in quel mondo, Alessia, in silenzio, nel contorno di un’esperienza terribile, scommette su un bambino. È la dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che le persone sono molto meglio dei dibattiti pesanti e delle dispute sui social.
Azzurra è la risposta alla bellezza, lo scenario perfetto per una favola a lieto fine: “ero giovane, ho avuto il cancro, l’ho sconfitto e gli dimostro che riesco a generare qualcosa di nuovo, di mio, a dispetto dei benpensanti, dei cuori opachi, a dispetto di chi parla solo di madri e di padri e non sa neppure da che parte nasce la particella dell’amore”. A luglio, però, durante i normali controlli per la gravidanza, i medici le comunicano che l’ospite bastardo si era ripresentato.
Senza bussare.
È il momento delle scelte e Azzurra si trova al confine di due strade terribili: vivere e far morire o morire per far vivere. Non ci sono state discussioni sui social, nessuno ha argomentato, obiettato, puntualizzato.
Lei, la giovane con un destino dispari, è rimasta sola, con il suo compagno Francesco e con quello che poteva diventare un figlio.
La decisione di Azzurra è stata netta, feroce, senza la possibilità di poter tornare indietro: smettere di curarsi e portare avanti la gravidanza. Così, alla trentaduesima settimana, è nato Antonio e ha illuminato la strada di Azzurra, ha trasportato fragranza e allegria, è stato davvero il ponte tra la morte e la vita. Solo dopo la nascita, Azzurra Carnelos ha ripreso la terapia contro il cancro, ma a quel punto le cure sono risultate insufficienti rispetto all’aggressività del tumore.
La donna è morta e il figlio ha, oggi, otto mesi.
Mi ha colpito questo voler danzare nel sinuoso silenzio della normalità, nel non aver mai parlato a nessuno di questa storia che abbiamo scoperto quando tutto era ormai concluso, quando il telone era calato sul palcoscenico della vita di Azzurra che ci ha regalato una grande lezione di vita e di morte.
La sua storia così semplice, così pura, così normale serve per interrogarci sul nostro voler essere protagonisti a tutti i costi per almeno qualche minuto.
Chiediamoci che senso possa avere il nostro voler apparire, discutere e controbattere questioni di cui non siamo in grado di vivere per davvero.
Proviamo a domandarci quanto silenzio ci vorrebbe intorno ad Azzurra, quanta tristezza nelle voci sguaiate di chi decide le sorti della famiglia: unica, indivisibile e felice.
Quanta mediocrità ci portiamo negli scandagli delle nostre anime, quanta ipocrisia trasportiamo con le nostre parole, apparentemente forti, dignitose, uniche e lapidarie.
Poi, davanti ad Azzurra, non abbiamo neppure il coraggio di ammettere la nostra inadeguatezza, la nostra piccolezza, il nostro indicibile e polveroso nulla.