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Dov’è finito babbo natale (una breve indagine di Claudio Marceddu)

Dov’è finito babbo natale (una breve indagine di Claudio Marceddu)

Lo squillo del telefono arriva nel momento meno opportuno. Mentre parcheggio. L’insopportabile musichetta che vorrei cambiare e non posso perchè non ricordo mai come diavolo funzionano le impostazioni, mi avvolge tra la retromarcia e il raddrizzamento delle ruote anteriori. Rispondo dopo aver tirato velocemente il freno a mano. La voce è di Pistis, il commesso tuttofare della Procura che, a tempo perso, cura anche la mia segreteria, con risultati a dir poco stupefacenti. In tutti i sensi. E’ sempre difficile comprendere i suoi interventi e, a dire il vero, è sempre più difficile capire questo lavoro. Comunque. Pistis, come sempre, ansimante mi dice, dopo il velocissimo “buongiorno-dottore-come-sta-tutto-a-posto,” che hanno rapito Babbo Natale e devo venire subito che il Procuratore non c’è e la sostituta non ha il cellulare attivo e la storia di Babbo Natale è un casino. “Buongiorno-dottore-mi-rracomando-che-è-urgente.” E chiude.
Non è una bella giornata e, sinceramente non ho capito nulla della telefonata criptica di Pistis. L’unica cosa comprensibile è che mi debba recare in Procura il giorno prima di natale. Comunque.
Perchè hanno rapito Babbo Natale. Non è un paese serio questo mi dico mentre rimetto in moto l’auto e mi dirigo verso l’ufficio. Non è un paese con un futuro aperto. Hanno rapito Babbo Natale. Mah.
Pistis, come sempre è sulle scale a controllare tutto e tutti e quando mi vede entrare subito smanaccia e si comporta come un fruttivendolo al mercato negli ultimi minuti, prima della chiusura, quando deve svendere tutto: urla smodatamente. “Buongiorno-dottore-c’è-il-maresciallo-che-la-sta-aspettando-mi-raccomando-si-sbrighi”. Tutto d’un fiato. Nel mio ufficio trovo, effettivamente, seduto in attesa il Maresciallo Brili il quale, al mio arrivo, si alza e mi stringe calorosamente la mano.
“Buongiorno maresciallo, non credo di aver afferrato bene il problema”, dico mentre mi appresto a sedermi e accendere il computer. “Capisco”, risponde con un mezzo sorriso il Maresciallo, “Anche io non avevo ben capito la notizia, quando il Brigadiere Perra me l’ha comunicata. Si tratta di Beniamino Lepri, conosciuto nell’ambiente della mala come “babbo natale”. Lo ricorda?” Provo a sforzarmi ma non ricordo nessun Lepri e nessun babbo natale pregiudicato. Il maresciallo si rende conto e prima che possa rispondergli mi anticipa e continua: “Nel 1978 Lepri faceva parte di un gruppo di anarchici. Poi fuggì in India e ritornò con una barba lunghissima che, con il tempo divenne bianca. Nonostante gli arancioni non siano più di moda lui, il Lepri, la barba da santone se l’è tenuta e tutti lo chiamano babbo natale”. Quindi, a quanto pare non è un delinquente in senso stretto questo Lepri. “E perchè l’avrebbero rapito?” chiedo rendendomi conto, da subito che la domanda è piuttosto puerile. “Lepri era stato assunto da una catena di negozi. Lo avevano vestito da Babbo Natale e doveva consegnare le caramelle e qualche piccolo regalo. Era sul piazzale davanti al negozio quando un’auto bianca si è avvicinata, è scesa una persona non identificata e lo ha costretto a sedersi. Poi, dopo un’ora è arrivato questo”. Mi porge un dvd dove, presumo vi sia registrato qualcosa che riguarda il rapimento. Cerco di arrivare subito al sodo: “Cosa vogliono?” chiedo, mentre provo a cercare una sigaretta nella tasca del cappotto. “Un mondo migliore”, dice il maresciallo e per come lo dice la mia prima aspirata rischia di andarmi di traverso. “Maresciallo, sta scherzando, spero”. “No Dr. Maceddu. C’è il nostro Lepri, vestito da babbo natale, con un cartello bianco con la data di oggi, 24 dicembre 2014 e la voce di un bambino che dice: “Basta con babbo Natale di tutti. Da oggi Babbo natale è solo nostro. Vogliamo un mondo migliore, che qui non c’è. mai stato”. Chiedo di vedere il filmato e per farlo ci trasferiamo nell’ufficio del procuratore da ieri beatamente in vacanza. Il video ha qualcosa di strano. Troppo breve per un riscatto e troppo lungo per gli indizi. Decisamente lungo. Chiedo al Maresciallo Brili se ha un auto a disposizione, di quelle auto montate, con sirene e lucette, così, per dare nell’occhio. La sirena comincia a urlare voracemente e le luci si miscelano con quelle di una città pronta a raccogliere la favola di Natale. Come ogni anno. “Dove andiamo?” chiede il maresciallo Brili. “Verso Alghero, verso il mare”. Era il rumore di fondo e l’albero che mi avevano colpito. Il rumore del mio mare e quell’albero aveva una forma inconfondibile. Arriviamo a Punta Giglio che è quasi buio. Ma lui, Babbo Natale, Lepri Beniamino, è seduto su un masso e suona la chitarra. “Buonasera Dr. Marceddu,” dice regalandomi un grande sorriso. “Eri l’unica persona che poteva arrivare da queste parti”. “Non ricordavo il tuo cognome e questo nuovo appellativo. E’ stato il video a farmi ricordare il tuo volto. Beniamino Lepri, per tutta l’area dell’estrema sinistra Fra Fidel. Colui che passava le giornate sotto quest’albero di Punta giglio, aspettando i soldi per andare a Cuba, il mondo miglior. A Cuba, ad annusare la rivoluzione”, dico mentre mi siedo e mi accendo una sigaretta. “Tu, Dr. Marceddu, sei rimasto comunista?” mi chiede togliendosi quel berretto rosso ridicolo. “Non lo so. E tu, invece perchè hai costruito questa messinscena?” gli chiedo. “Perchè non ne potevo più di fare Babbo natale. Non ne potevo più di vivere dentro questa storia, non ne potevo più di questi posti. Mi avevano pagato in anticipo. Volevo andare a Cuba ma anche da quelle parti, a quanto pare non ci sono più i comunisti, ma non voglio continuare ad essere babbo natale.” Il maresciallo mi osserva muto. Aspetta un ordine. Mica posso arrestare Fra Fidel per procurato allarme. E’ la vigilia di Natale anche per il nostro carabiniere. “Maresciallo che dice? Ritorniamo a Sassari?” “E babbo natale?” mi chiede. “Maresciallo, abbia pazienza, possono un magistrato e un maresciallo dei carabinieri occuparsi di una favola? Babbo natale, come lei ben sa da molto tempo non esiste.”
L’auto mette in moto, senza sirene e lucette. Viaggiamo in silenzio, con la consapevolezza di essere incappati in una storia che non vale la notizia. Tanto, per due giorni i giornali non escono e Fra Fidel magari ci ripensa e ritorna nella grande piazza a sorridere per forza oppure prende il primo volo per Cuba. Brutta malattia il rimpianto e brutto vizio sopravvivere ai ricordi. Comunque Buon Natale a tutti, a Fidel, a Brili e anche a quel folle di Pistis che vedo da lontano, seduto sulle scale dell’ormai chiuso tribunale. “Buon-natale-dottore-ho-aspettato-che-ero-in-pensiero-perchè-di-lei-il-procuratore-non-si-fida”.
Buon natale, nonostante tutto. Ho controllato il cielo. Un rumore lieve mi ricordava il passaggio di un aereo. magari c’è Babbo Natale, diretto per Cuba. Chissà. Le destinazioni del cielo sono sempre tante e in ognuna di esse c’è comunque un Natale per tutti. Anche senza babbo natale.