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Viaggiare in serie B (La Nuova Sardegna, 1 febbraio 2020)

Viaggiare in serie B (La Nuova Sardegna, 1 febbraio 2020)

Ho sempre pensato che anche le piccole cose servono per costruire una storia. Dai modi con cui si trattano gli argomenti si comprende quale sia l’interesse che viene dimostrato per quel dato fatto o atto. Prendete, per esempio, i luoghi in cui partono i treni e vi renderete conto che anche la geografia e la politica hanno il loro peso specifico. Negli anni settanta tutti i sardi erano a conoscenza che il treno per Civitavecchia, quello utile per raggiungere il porto laziale ed imbarcarsi per la Sardegna, partiva da Roma Termini sempre dai binari  22 o 23. Erano gli ultimi a destra. Più lontano c’erano solo i treni regionali per Viterbo, Velletri e Latina. I primi binari erano dedicati ai treni che partivano per Milano, Bologna, Firenze, Torino e Genova. Quelli con il doppio numero, ovvero dal dieci al venti erano destinati al Sud: da Napoli in giù. Ho sempre sognato, in quegli anni, di poter salire su un treno che partisse dal binario 1 o 2 e arrivasse a Civitavecchia. Ero convinto che quei binari raccontassero storie più belle, meno solitarie di quelle che riempivano il binario 22 in attesa del treno che ci avvicinava alla Sardegna.

Negli anni novanta ci fu la piccola rivoluzione che portò il treno direttamente all’aeroporto di Fiumicino. La stazione prescelta fu Roma Ostiense, scelta piuttosto complicata per noi sardi e, per fortuna, non durò moltissimo. Da quella terribile deportazione il treno per Fiumicino fu spostato a Termini, ma al binario 26. Sempre più lontano. In questo caso, però, il mezzo era utilizzato da tutti i viaggiatori. In quel binario passava il mondo. Si resero conto che la scelta, seppure mitigata da quattrocento metri di tapis-roulant, non era esattamente una grande idea e negli ultimi anni spostarono il treno per Fiumicino nei binari “canonici”. Quel treno parte sempre dal binario 24. Sempre alla fine del mondo. Negli altri binari, se avete voglia di farvi una passeggiata, troverete i fiammanti treni “Frecciarossa” o “Italo” che in sole quattro ore giungo a Milano: quattro ore significa una sola ora in più che il nostro “treno veloce” percorrere per il tratto Sassari-Cagliari.

Anche l’aeroporto di Fiumicino ha subito negli anni diversi cambiamenti e aumentando il traffico si sono dilatati i “gates”, ovvero le uscite per raggiungere gli aerei. Nell’area B, dove ormai partono gli aerei per la Sardegna, il destino di noi isolani è quello di essere dislocati nelle uscite dalla 15 alla 23 oppure, negli ultimi mesi, in quelle dalla 26 alla 30. Queste uscite hanno qualcosa che le contraddistingue rispetto a tutte le altre: sono dislocate nel piano sotterraneo e per raggiungere l’aereo è necessario essere trasportati con un autobus. Anche su questo ho sempre riflettuto con un piccolo sorriso: perché non si riesce a partire dall’uscita uno, due, tre? Perché per noi sardi è impossibile infilarci in quel comodissimo budello e ritrovarci, come d’incanto, all’interno del mezzo che ci trasporterà nella nostra isola? Perché dobbiamo sempre interpretare quell’immagine di semi deportati, sempre ammassati nel bus, in fila sulle scalette, dopo dieci minuti di viaggio in una langa desolata, in quanto il nostro aereo è sempre e comunque lontanissimo dalla stazione aeroportuale? E anche qui la considerazione è geopolitica: i nostri voli finiscono quasi sempre nell’area degli “internazionali” quasi a voler evidenziare questa estraneità con il continente. Ovviamente non è così. Ci diranno che le scelte sono dettate per ottimizzare la governance, pianificare la logistica, che noi siamo il “core business” ma resteremo sempre vagamente poco convinti che tutto questo sia legato al caso: per diffidenza, per storia vissuta, perché vivere ai margini è quello che abbiamo sempre provato sulla nostra pelle. In questi giorni si lavora per la continuità territoriale e comprendo che la posta in gioco è alta ed esula da queste piccole puntualizzazioni: sarebbe bello riuscire, almeno una volta, partire dal binario 1 di Termini e accomodarci a piedi sull’aereo utilizzando l’uscita numero 1.  Almeno per una volta.