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Scommettere sul centro diurno, scommettere sul futuro (La Nuova Sardegna, 23 maggio 2018)

Scommettere sul centro diurno, scommettere sul futuro (La Nuova Sardegna, 23 maggio 2018)

In un mondo dove i ragazzi hanno scelto di vivere nella solitudine delle immagini e di piccole parole, decidere di aprire un luogo dove ci si può incontrare per provare a giocare, scherzare, studiare, colorare e raccontare è sicuramente un azzardo. Decidere, poi, che dentro quel luogo  al minore si chiede solo il nome e non il perché, significa  voler  miscelare le storie per poi provare a partire tutti insieme: colori, religioni, vicende intrecciate insieme a racconti vaporosi e semplici. Sassari è diventata da tempo una città vuota. I rumori dei bambini e dei ragazzi affiorano dentro degli spazi avulsi dalla realtà: ci si incontra nei cosiddetti “gonfiabili”, si festeggiano i compleanni nel Mc Donald. Le strade  e le piazze non sono più utilizzate per giocare, per rincorrersi e per urlare, tutto è stato terribilmente organizzato, falsamente costruito in un mondo senza più fantasia.

Aprire a Sassari un centro diurno polifunzionale, un vero luogo d’incontro dove i ragazzi possano avere la possibilità di esprimersi, di confrontarsi, di giocare e di provare a rivedere dei passaggi di una piccola vita che ha disegnato qualche sbavatura è importante, è una scommessa difficile ma bella. Il luogo non è al centro la città, anche perché negli anni Sassari ha ridisegnato la sua toponomastica spostando il baricentro della propria anima verso un altrove mal concepito: Predda Niedda per il commercio, Carbonazzi per alcuni enti statali, Bancali per un carcere sempre più isolato. Il centro è stato svuotato ed è rimasto quasi a baluardo di uno Stato troppo periferico. Anche il  minori che da anni si è trasferito in Giovanni Paolo II, a ridosso del quartiere delle Conce, verso la strada che porta a Cagliari. Non è lontano e, a pensarci bene,  è a trecento metri da quell’altro luogo di concentrazione di storie che è la fermata degli autobus, una volta al centro della città ed oggi relegata a periferia del mondo, in uno scenario di una tristezza assoluta. Il centro diurno si trova dietro il palazzo del tribunale dei minori, in uno stabile dove da anni c’è anche l’ufficio dei servizi sociali minorili e il centro di prima accoglienza che accoglie i minori quando sono arrestati e rimangono a disposizione del giudice. Il centro diurno ha al suo interno una piccola palestra, una sala giochi, due aule scolastiche, un campo di basket. Da qualche mese alcuni ragazzi seguono un progetto per diventare bravi writer’s ma anziché pasticciare i muri disegnano le loro fantasie su dei grandi pannelli che diverranno poi la colorata e originale tappezzeria di quel luogo. Sono ragazzi considerati difficili quelli che passeranno nel centro diurno. Ragazzi con molte curve addosso e qualche salita. Ragazzi che si son dovuti scontrare, da subito, con il concetto di giustizia. Ragazzi che hanno sbagliato, spigolosi e duri, apparentemente incomprensibili ma dotati di una grande forza: quella della vita. Il simbolo del centro diurno polifunzionale gestito dal Centro di Giustizia minorile per la Sardegna è un ginepro. Una pianta millenaria, presente in Sardegna, protetta. Una pianta con le spine, che si adatta al terreno, al vento, al silenzio. Una pianta che cresce lentamente ma che lo fa in maniera inesorabile. Come i nostri figli, come questi ragazzi che affrontano le curve della vita. E’ una scommessa importante anche perché il Ministero della Giustizia ha aperto pochissimi centri in Italia e quello di Sassari è l’unico in Sardegna. In quel rettangolo di vita non ci saranno soltanto i ragazzi affidati, in qualche modo, agli uffici sociali minorili, ma ci sarà la possibilità per tutti i minori di quel quartiere – e non solo – di poter partecipare a disegnare un mosaico, a sentire  storie che parlano di legalità, a giocare con la canotta della Dinamo Basket perché anch’essa scommette su questo centro. Un luogo che vuole diventare centro di aggregazione, veicolo per discutere e sorridere, studiare e riflettere. Scommettere sull’aggregazione di questi tempi non è poco.