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L'isola più sicura e non lo sa (La Nuova Sardegna, 16 maggio 2017)

L’isola più sicura e non lo sa (La Nuova Sardegna, 16 maggio 2017)

Certo, un accento sbagliato o qualche luogo comune di troppo, piccole sbavature che non intaccano i tre giorni in cui la Sardegna è stata al centro dell’Italia ed oltre. Che cosa è stato il giro che è passato veloce e colorato tra le strade dell’isola? Molti dicono un’opportunità, altri parlano di occasione mancata. Altri ancora ritengono sia stato uno spot filo-governativo ed inutile per l’industria del turismo. E’ da anni che si sentono lamentele sempre identiche: i grandi eventi non servono, non bastano, non risolvono. E dunque? Non li facciamo?
Il giro d’Italia è una vetrina impareggiabile per far conoscere le bellezze naturali della nostra isola, fratello vento compreso. Anche il campionato mondiale di rally, i play-off della Dinamo, i campionati di tennis in carrozzina, il festival di Gavoi, la Cavalcata Sarda, i Candelieri, la Sartiglia.
L’isola ha molti contorni da presentare e tutto è utile per provare a raccontare una storia che non è solo disperazione e pessimismo, tristezza e depressione. A volte riusciamo a mantenere un profilo torvo, convinti che non si possa migliorare l’offerta. Non ci sono strade, non ci sono trasporti, non ci sono aerei, la Sardegna è un luogo da terzo mondo. Siamo i primi a dipingerci in questa maniera ma ci indigniamo se a farlo, anche se solo per un attimo, sono gli altri. Una delle costanti usate dai vari narratori della Sardegna (che a volte coincidono con i narratori nati e vissuti in Sardegna) è legata ad una società del malessere, omicidi insoluti, assalti ai furgoni portavalori, furti e rapine, tanto che siamo tra le regioni che detengono – seppure legalmente – più armi pro capite. Questo nostro vivere e raccontare in bianco e nero non aiuta e non aiuta il turismo.
Alla fine degli anni settanta c’era sincera paura di passare le vacanze in Sardegna perché si era convinti di essere sequestrati da dei banditi disposti a tutto pur di ottenere un riscatto. Il fenomeno dei sequestri di persona è stata una piaga orribile e maledetta caduta come una mannaia su tutti i sardi e ha rovinato, per molti anni, l’industria del turismo. Venire in Sardegna era considerato altamente pericoloso. Poi, per fortuna, grazie al grande lavoro effettuato dalle forze dell’ordine, dalla Magistratura e da una nuova mentalità acquisita, i sequestri sono stati debellati.
Da anni, ormai, non si registrano reati infami come il rapimento di un uomo o una donna e la paura si è affievolita. Però, sempre stando alle statistiche, siamo tra le regioni con meno furti in appartamento, meno scippi e nessuna rapina in banca. La popolazione detenuta residente in Sardegna non supera mai le 900 unità ed è una delle percentuali tra le più basse in Italia. Questi numeri fanno della nostra isola una delle regioni più sicure d’Italia al pari di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Eppure nessuno proponendo il “pacchetto turistico” Sardegna ha mai presentato questi numeri.
Nessuno ha mai posto l’accento su queste che sono “bellezze” di una terra ospitale ma anche sicura. Dobbiamo lavorare sulla sicurezza, dobbiamo porre l’accento su questo aspetto, dobbiamo provare a raccontare un’altra storia noi che con alcuni racconti abbiamo esaltato il mito del bandito eroe, del latitante contro le ingiustizie, come se fosse il paladino dei sardi quello che ci avrebbe salvato dagli invasori.
Dobbiamo smetterla di presentare un biglietto da visita dove le uniche note sono stonate. Non solo mare, non solo sole, non solo bellezze naturali, non solo prodotti chilometro zero ma anche rapine in banca zero, scippi e furti negli appartamenti in alcune zone praticamente inesistenti, la possibilità di trascorrere una vacanza davvero tranquilla. Ecco che, allora, il giro d’Italia diventa un volano importante come le altre manifestazioni.
Ecco che ci si può sedere al tavolo delle trattative delle compagnie aeree e di turismo a parlare non solo di bellezza ma anche e soprattutto di sicurezza.
Questi sono i tempi e noi siamo all’avanguardia ma non lo diciamo.