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Le droghe masterchef (La Nuova Sardegna,  16 luglio 2020)

Le droghe masterchef (La Nuova Sardegna, 16 luglio 2020)

A guardare i volti di Gianluca e Flavio viene subito da chiedersi: perché? Sono morti per una sciocchezza, per aver confuso il metadone con la codeina, diluiti con acqua per ottenere un effetto rilassante. Gianluca e Flavio sapevano – più o meno – come si miscelavano gli ingredienti e forse si sono confusi. Qualcuno ha detto che Gianluca vomitava una sostanza biancastra e, dunque, non poteva essere codeina perché è viola. Vi chiederete: ma come facevano a sapere tutto questo? Perché – e a questo punto della storia, occorre dirlo – i due ragazzi avevano rispettivamente 15 e 16 anni. Due minori che hanno sconvolto il paese solo per qualche giorno. Qualche quotidiano nazionale si è occupato di loro, ha tracciato le loro scarne vite e ha provato a chiedersi il perché due ragazzi bianchi, italiani, di buona famiglia, residenti in una provincia del centro Italia, figli di un copione che poteva essere utile per film spensierati come “sapore di sale” sia diventato, invece, un film vicino al bosco di Rogoredo. Gianluca e Flavio sono morti così, senza neppure rendersi conto che la vita finiva, che si erano sprecati la loro unica occasione e che quel palco lo hanno calpestato solo per rappresentare i titoli di coda di qualcosa che poteva, invece, essere bellissimo.
Non sono ragazzi bruciati, non sono neppure drogati. Ma non sono gli unici. Ogni anno in Italia vengono denunciati oltre 1500 minorenni per traffico di sostanze stupefacenti e di questi 976 sono italiani (ovvero il 66%). Nel 2019 sono morti, a causa delle droghe, 64 minorenni.
Dati quasi sconosciuti e che rappresentano, invece un vero grande problema. I minorenni sanno benissimo di cosa si tratta: non solo droghe storiche (eroina, cocaina, hashish) ma metadone, codeina, crack, metanfetamina. Nel market del commercio si trova di tutto e si trova soprattutto su Internet. Ricardo Gatti, direttore del Dipartimento area dipendenze di Milano, è un medico specialista in psichiatria e chiama questo nuovo consumo “droghe masterchef”, ovvero figlie di sostanze sintetiche, prodotte artigianalmente e con metodi poco scientifici. Queste sostanze si trovano facilmente sul mercato con le relative istruzioni per miscelarle. Il canale è, soprattutto, internet.
Gianluca e Flavio rappresentano la punta dell’iceberg e le loro morti, seppure dolorosissime, per quel florido mercato sono solo un semplice incidente di percorso, qualcosa che può succedere. Stare sul marciapiede di chi prova a non essere d’accordo non è semplice però qualcosa possiamo provare a dire.
Il business lo costruiscono gli adulti ben consci che dietro quelle richieste anonime ci sono dei minorenni e consapevoli che commettono un crimine gravissimo e odioso. L’uso massiccio e incontrastato del web è diventato terra di conquista soprattutto dai minori attratti dalle luci colorate del grande spettacolo che Mangiafuoco offre. Lo strumento è il famoso “smartphone” che a tutto serve tranne che a chiamare le persone. I genitori – adulti colti da un’ansia perenne nei confronti dei loro cuccioli – alimentano questo terribile gioco. Lo fanno inconsapevolmente ma non proprio ingenuamente. Agli albori del millennio l’uso del telefono portatile si era ampiamente diffuso anche tra i minori e l’età giusta, almeno a quei tempi, era quella del motorino: 16 anni circa. Negli anni questa soglia si è terribilmente abbassata e fin dalle prime classi di scuola elementare possiamo trovare più di un bambino con lo smartphone dentro lo zaino. Per avvisare i genitori, si dice. Come se il pargolo si stesse recando in trincea contro un nemico invisibile. Sarebbe il caso di guardare le facce di Gianluca e Flavio chiedendoci se quella morte ha un senso e se dovrebbe servire a qualcosa: credo sia giunto il momento di provare a capire quanta utilità ci sia dentro un telefono portatile e concedere ai nostri minori strumenti che servano a telefonare soltanto. Senza internet, senza WhatsApp, senza social. Nessun giga ai minorenni o con password blindate. E’ il primo passo verso il ritorno alla semplicità.