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la vita a km zero (La Nuova Sardegna, 9 settembre 2014)

Una volta avevamo il mito dell’auto. Il movimento, il raggiungere nuovi luoghi, nuove possibilità. Sentivamo il rumore del motore, le candele e gli spinterogeni che pulsavano. Dentro quelle curve ricavate da vecchie strade sterrate le nostre auto parevano sfrecciare verso un avvenire che ci aspettava. Era lì. A portata di mano. Scopriamo, invece, che gli italiani (e con loro i sardi) non si muovono più. Se non per raggiungere il posto di lavoro (quelli che per fortuna ce l’hanno) attraverso i mezzi pubblici e con molti calvari inenarrabili. Non si muovono più verso luoghi di villeggiatura e non si muovono più verso quei “non luoghi” così di moda negli anni novanta, dove si era soliti addirittura incontrarsi. Quei villaggi mercato, quelle megastrutture dove dopo aver comodamente parcheggiato, si poteva vivere un’esperienza quasi unica: una bellissima passeggiata tra il cemento e la plastica tra negozi luccicanti e dove tutto era a portata di mano. Questa grandiosa idea ha, di fatto, svuotato le nostre città e ha spostato il baricentro della vita nell’estrema periferia, dove una volta c’erano gli orti. Ci siamo trovati con un carrello in mano a raccogliere, in maniera quasi bulimica, tutto ciò che ci passava davanti. Era tutto colorato, tutto scontato, tutto bello. I piccoli negozi, in città, mestamente chiudevano le serrande maledicendo questa strana “modernidade” compulsiva che ci aveva attanagliato. Oggi la notizia è un’altra. Gli italiani (non tutti, per carità) non frequentano più questi villaggi gonfi di negozi e le zone vuote nei parcheggi cominciano ad essere ben visibili, anche da lontano. Sarà la crisi, sarà la paura di scontrarsi con troppa merce e con un portafoglio meno gonfio, ma molti preferiscono acquistare comodamente da casa, via internet. La fotografia dell’ultimo rapporto dell’ufficio studi della COOP ci racconta un’Italia essenzialmente diversa dagli ultimi anni. Aumentano gli acquisti via internet ma non solo di prodotti tecnologici. La novità è che salgono gli acquisti di “qualità”: c’è una buona richiesta di prodotti bio e vegani, cibi etnici o “etici” e bevande alla soia. Siamo, in Europa, quelli che dedicano buona parte della spesa in cibo e bevande (18% dei consumi complessivi contro il 14% della media UE) ma siamo anche quelli che registrano un calo considerevole negli spostamenti (- 28%). Un dato allarmante? Il problema va posto in altri termini. Quando qualcuno decise di spostare l’ombelico dell’esistenza dal centro in periferia, era convinto di aver trovato la soluzione a tutti i mali che erano, essenzialmente, quelli legati al parcheggio e all’auto e anziché strutturare le città con una rete di trasporti perlomeno decente, ha puntato tutto sull’auto e sulla libertà di movimento della famiglia. Non aveva considerato però il costo della benzina e la crisi che ormai ci attanaglia dal 2008. La possibilità di acquisti in internet è il nuovo eldorado, la nuova possibilità: semplice, bastano pochi clic, una carta prepagata e il gioco è fatto: ti arriva la merce a casa tua in pochi giorni. Poi, però, tra le pieghe della storia se provi a soffermarti scopri che quei pomodori biologici arrivano dalla Sicilia o dal Veneto e quella soia è prodotta dall’altra parte del mondo. Insomma, siamo passati da il “non luogo” dei centri commerciali al “non tempo” del mondo virtuale di Internet. Eppure, a ben vedere, almeno in Sardegna, la soluzione sarebbe quasi a portata di mano: intorno alle città ci sono ancora gli orti dove è possibile acquistare la verdura e la frutta prodotta proprio in quei campi; nelle nostre città ci sono i mercati con le loro bancarelle, i loro bellissimi rumori e i colori. Provate a fare una cosa. Lasciate l’auto comodamente parcheggiata a casa vostra, fatevi una bella passeggiata (informatevi sui mezzi pubblici se siete troppo lontani) e immergetevi nei mercati ortofrutticoli, quelli del pesce e della carne. Avrete la possibilità di acquistare dei prodotti della nostra terra con la tranquillità di poterli vedere e toccare.

Articolo apparso sulla Nuova Sardegna 4/9/2014